A Papardura la festa dell’esaltazione della Croce
Celebrata sabato 14 setembre nel Santuario di Papardura, ad Enna, la solennità dell’Esaltazione della Croce, in dialetto detta “U Siguri i Papardura”. Si sono susseguite, durante il giorno, numerose messe, celebrate dal clero cittadino e alle 18 la celebrazione solenne che è stata presieduta da padre Angelo Lo Presti, parroco della Mater Ecclesiae , alla quale il Santuario afferisce. Presenti, come di consueto, i contadini, che da secoli amministrano il Santuario, guidati dal depositario , Filippo Valvo.
I canti della messa sono stati guidati dalla corale della parrocchia, Mater Ecclesiae, da molti anni seguita dal parroco in persona, che alla musica sacra ha sempre prestato particolare attenzione. Ma non va dimenticato che la Mater Ecclesiae si distingue anche per le opere , poiché è nota per essere la parrocchia di Cristina Fazzi, il noto medico missionario in Zambia. Accanto al parroco, durante l’affollata celebrazione, I diaconi Mimmo Cardaci e Salvatore Orlando. E padre Angelo ha dato la bellissima notizia che sono stati ulteriormente stanziati dall’Unione Europea, attraverso il Pnrr, 170mila euro che serviranno a finanziare l’ulteriore ristrutturazione del Santuario e della Via Crucis che porta al Calvario. I lavori saranno seguiti dal progettista , l’architetto Sebastiano Fazzi e per ovvi motivi logistici di continuità ,dal precedente depositario che li aveva iniziati, ovvero Santo Calzetta. Altra novità , uest’anno, la presenza della rappresentanza della Confraternita del Santissimo Crocifisso di Pergusa, segno questo di sinergia tra le chiese di Enna.Durante l’omelia il sacerdote ha pregato per la città di Enna “ che sta diventando una città di soli anziani, svuotandosi sempre più ogni giorno ” E parlando della Croce ha detto: “La croce è un segno strano. il cristianesimo ha scelto come disintintivo un segno di morte , simbolo di un atroce supplizio . Un condannato poteva anche vivere tre giorni, appeso alla croce, patendo sofferenze indicibili. La croce è segno di salvezza che se guardata con fede diventa mezzo di risurrezione”. “ E Quando guardiamo a questa croce – ha proseguito – dobbiamo pensare al grande amore di Cristo per noi, ma la croce deve ricordare a noi stessi, l’amore nostro verso gli altri: il Signore ci ha dato due spalle , una per portare la nostra croce e una per gli altri soprattutto per I poveri”. Un passaggio importante che deve far pensare, il sacerdote ha fatto sull’attenzione che non viene prestata verso gli immigrati che muoiono nel Mediterraneo : “Nessuno se ne frega; sono neri, vengono a romperci le scatole, vengono a toglierci il lavoro; quando muoiono nessuno si preoccupa di capire come sono morti in mare. Ma quando in mare, muore un miliardario, come è accaduto di recente , dobbiamo capire come è morto”. La celebrazione si è conclusa con la benedizione dalla cima del Calvario, ovvero la collinetta dove è situata un’artistica croce . Va ricordato che secondo tradizione, il reliquiario con il quale il sacerdote ha benedetto la città di Enna, conterrebbe un frammento della croce di Cristo portata da Sant’Elena da Gerusalemme a Roma, dopo averla recuperata in seguito ad un furto.