Si è svolto, sabato 29 giugno 2024, nella più antica residenza reale d’Europa, a Palazzo dei Normanni in Palermo, sede dell’Assemblea Regionale Siciliana, la III Edizione del Convegno nazionale di studi su “Il significato della Vita, Ragione e Spirito”, a cura della Associazione Culturale Aesculapio, con il patrocinio dell’Assessorato Regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, del Comune di Palermo e dell’Assemblea Regionale Sicilia, nonché con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Palermo, alla presenza di Autorità ecclesiastiche, civili e militari, nonché di importanti rappresentanti delle Istituzioni europee, nazionali e regionali.
A presiedere l’evento è stato il dott. Amedeo Rogato, presidente dell’Associazione, in uno al dott. Lodovico Rosato, coadiuvato da due moderatori: il dott. Michele d’Ajello e il dott. Luciano Pezzullo, la cui struttura è stata programmata dagli stessi nell’intento “di voler portare avanti la propria missione di porsi come mezzo di interscambio culturale tra le genti che auspicano una elevazione morale, sociale e professionale” che nel promuovere la III edizione del convegno ‘Il Significato della Vita’ esplora “il tema della libertà dell’individuo nella democrazia e della donna come forza motrice di questa rinascita”.
Infatti, nel corso dell’evento è stato affrontato il tema Donna attraverso lenti sanitarie, sociali, artistiche e legali, con interventi e performance accomunate dall’aspetto più umano del tema stesso. L’invito ad assistere all’evento è stato rivolto a tutta la società, con la partecipazione di persone oltre la capienza di circa 120 posti a sedere. L’importante seminario è stato impreziosito da uditori provenienti da tutta Italia e da un recital con la partecipazione artistica del prof. Luigi Sollima e del Trio AriaArcus Ensemble del Conservatorio “A. Scarlati”, lungamenti apprezzati e applauditi. A convegno ultimato, chiarissimi i temi e le finalità della struttura dello evento con grande soddisfazione degli organizzatori quanto a presenze e al tenore dell’alta Cultura propositiva da parte dei relatori con grande apprezzamento dei presenti. Ecco la dott. Francesca Bocchi su “Bellezza e sessualità: eterno amore?”, nel premettere che “la donna ama sè stessa e la vita e la attraversa con meraviglia, passione, naturalezza, coinvolta con tutti i sensi. Questa stima di sé e il vivere aderendo ai propri desideri e partecipando in pienezza la rende irresistibile agli occhi del mondo, e ricolma di bellezza ogni cosa che la interezza e su cui mette l’attenzione, rendendo la cosa irresistibile”, ha concluso “La signora italiana crede nell’altro perché crede in sé stessa ed è compagna del sogno del proprio uomo, del proprio amato: ne vede le potenzialità ed è capace di credere nei loro sogni e di ispirarli a realizzarli. La presenza serena e consapevole di sé la rende capace di stare accanto all’altro stimolandone le potenzialità, l’individualità e l’emersione della creatività e delle risorse: l’Amore che una donna ha per sé stessa crea una atmosfera alchemica che fa emergere la bellezza dell’altro e diventa potere ispiratore e di trasformazione verso altrettanta libertà ed espressione autentica di sè”. La dott. Elisabetta Poggi ha parlato su “Il valore della vita dalla parte delle donne ieri ed oggi”, interrogandosi: Quale è il valore della vita? Quale è il senso della vita? Queste sono delle domande esistenziali che tutti prima o poi si sono posti, ma alle quali nessuno è mai riuscito a dare una risposta definitiva. Questo “perché il valore della vita, è da ricercare dentro di sè, nella realizzazione dei propri sogni. La risposta a queste domande sarà differente non solo da persona a persona, ma anche nelle varie fasi della vita”. La vita, ha continuato la Poggi, “scorre velocemente ed a un certo momento ci si accorge che questioni in passato ritenute esistenziali, diventano superflue”. Invero, molti filosofi hanno affrontato questo argomento, “Socrate enfatizzava la conoscenza di sé stessi, per raggiungere la virtù e la saggezza; per Platone invece il senso della vita risiedeva nella ricerca della verità; Aristotele invece invitava ad esplorare la conoscenza ed a riflettere sul significato della vita attraverso la saggezza e la sapienza, ritenendo che il senso della vita risiedesse nella ricerca della felicità, attraverso la virtù e la contemplazione delle verità più elevate, poiché la contemplazione è la massima espressione della vita virtuosa”. Se guardiamo indietro, ha concluso Elisabetta Poggi, “ci rendiamo conto che la donna ha avuto ruoli ben diversi e più limitati rispetto a quelli attuali. Nelle epoche passate il suo ruolo principale è stato quello di moglie e di madre, ovviamente ciò variava in considerazione sia dell’epoca presa in esame, che dello status sociale e le situazioni erano varie e differenti, anche da paese a paese; nell’antico Egitto vi era una maggiore considerazione della donna, ma solo nelle classi elevate; nell’antica Grecia le donne erano considerate inferiori e non partecipavano alla vita sociale, una differenza da sottolineare è che le spartane a differenza delle ateniesi, erano libere di praticare sport all’aria aperta e di dedicarsi ad esercizi ginnici; in epoca romana la donna era sotto la tutela del padre prima e del marito poi e solo le mogli dei grandi imperatori erano potenti e libere; nel Medioevo poi la figura femminile aveva pochi diritti e quando una donna era sposata, era il marito a gestire la sua dote; dopo la Rivoluzione Francese, avvenuta tra il 1789 e il 1799, fu loro concesso di esercitare autonomamente attività commerciali e tra fine Ottocento ed inizi Novecento cominciarono a chiedere pari diritti ed opportunità; L’industrializzazione contribuì notevolmente al cambiamento della condizione femminile, poiché cominciarono a lavorare e quindi divennero consapevoli del loro valore, ancora di più quando, durante i conflitti mondiali, si ritrovarono a sostituire gli uomini nelle fabbriche”. L’avv. Matilde Rogato ha relazionato su “Diritti e opportunità della donna tra lavoro e democrazia”, sostenendo che “nel corso della storia le donne hanno affrontato una serie di sfide. Hanno lottato e combattuto per la parità, per essere riconosciute nel loro ruolo di mamme, di donne lavoratrici, di donne in grado di apportare un contributo importante alla società…”. Ci sono riuscite? Che risultati hanno raggiunto? Qual è la situazione oggi? Secondo la Rogato “Il principio di uguaglianza fra donne e uomini, seppur sancito a livello legislativo da tempo, è un tema complesso che fa fatica ad inserirsi concretamente nelle nostre istanze culturali”. Alla donna per lungo tempo è stato riservato un trattamento giuridico differenziato perché ritenuta ‘diversamente capace’, cioè, ha sostenuto l’avv. Rogato, “si partiva dal presupposto della presunta inferiorità fisica o della particolare propensione familiare. E’ stata quindi destinataria di norme di esclusione proprio in virtù del ruolo circoscritto rivestito nella società”. Trattandosi di un argomento molto ampio, la relatrice Rogato ha limitato la sua analisi alla parità fra sessi in ambito lavorativo in riferimento ad un determinato periodo storico, l’era repubblicana, quindi dal post seconda guerra mondiale ai nostri giorni affermando “la prima grande conquista è stata sicuramente il riconoscimento del diritto di voto”. La dott. Vincenza Cannella parlando su “L’archetipo dell’Anima e il processo di individuazione”, ricorda che “nel 1300 c’è stato un uomo che nel mezzo del cammin della sua vita trovandosi sperduto nel profondo di una selva oscura, preda di una paura che ‘poco più è morte’ ha cercato di salvarsi grazie all’intervento di tre donne. Siamo alle porte dell’inferno dove Maria compiangendosi per la situazione di Dante lo raccomanda a Lucia signora della Luce. E’ proprio quest’ultima che raggiunge Beatrice, donna-Anima, lei che, come è noto, sollecita l’invio di Virgilio. Il richiamo allo straordinario e maestoso mosaico simbolico che è la Divina Commedia, ci serve per dire che ’in quell’altrove della psiche’, nei momenti di smarrimento e difficoltà, ad essere scossa è proprio l’Anima”. Invero l’incontro con l’Anima per Jung è una delle tappe fondamentali del percorso individuativo di uomini e donne, ma è soprattutto per gli uomini. Se per le donne è necessario integrare le proprie parti maschili (Animus) la completezza psichica dell’uomo è data dall’incontro con la sua parte femminile, che Jung chiamava Anima. Tuttavia in una epoca, in cui le forze separatrici sono così minacciose e dividono tutto, i popoli e gli individui è doppiamente necessario che anche le forze unificatrici, quelle che tengono le cose insieme, vengano rese efficaci, “nella nostra società, ha detto Vincenza Cannella, è urgente e indispensabile un recupero e un rinnovo dei valori del Femminile affinché trovino nuovo posto all’interno di un cammino evolutivo che altrettanto necessariamente deve fare i conti con l’avanzamento e il progresso. Il risveglio del Femminile in equilibrio con il Maschile in ognuno di noi può e deve rappresentare una nuova coscienza per la trasformazione di noi stessi e dell’intero pianeta”; nel concludere la relatrice Cannella auspica che “Un buon punto di partenza potrebbe essere rappresentato da un nuovo modo di intendere la festività dell’8 Marzo. Non più come Festa della Donna, bensì una festa del Femminile, una giornata volta a celebrare le dimensioni della cura, della creatività e del dono, elementi indispensabili per vivificare l’esistenziale di ogni uomo e il sentimento umanitario dello Spirito del nostro tempo”. Il dott. Giuseppe Valenza ha parlato su “La nascita della Religione. Elamiti, Elimioti, Elimi: il teatro genealogico degli Elimi nel crocevia del Mediterraneo”, precisando che “l’irrefrenabile sviluppo materiale del Sumer prima e dell’Akkad dopo venne compensato da un condiviso senso di spiritualità che dava origine al culto religioso per le divinità”: tra esse primeggiava la dea femminile Inanna, il cui culto nasceva ad Uruk. Essa era considerata dea dell’amore, del sesso, del matrimonio sacro, della prostituzione sacra, della fertilità e della guerra. Ad Inanna, che si presterà come modello per religioni di altri poli, venne dedicato uno dei più grandiosi templi dell’antichità, nonostante “lo sviluppo materiale e l’intensa religiosità che permeava le popolazioni mesopotamiche, quella terra divenne scenario di epici infiniti scontri fratricidi tra le città stato rivaleggiati tra loro e con gli Elamiti”. A tal fine, il relatore Giuseppe Valenza ha proposto, attraverso percorsi che raccontano la storia di popoli, di esodi, di progresso ma anche di declino e oblio e, inevitabilmente, di mistero, un inedito argomento particolare su “Elamiti, Elimioti, Elimi”, più sfumato potrebbe apparire il riferimento alla Donna, tuttavia raccontando la migrazione di un gruppo appartenente al popolo elamita, ha affermato “In realtà la migrazione non riguarda soltanto l’Uomo ma anche la donna senza il cui notevole apporto, determinante per la crescita numerica delle popolazioni, l’Umanità avrebbe rischiato di estinguersi”. Infine, la dott. Sabrina Masiero ha relazionato su “Pierre Curie: le donne geniali sono rare”, ovvero ha raccontato la storia di Pierre e di Marie Curie. “Quel giovane che salvava i feriti, quel giovane che amava costruire laboratori di fisica e inventare nuovi strumenti è lo stesso che pochi anni più tardi dalla Comune viene a scrivere nel suo diario segreto: “Le donne geniali sono rare”. E Pierre la incontrò. “Arrivava dalla Polonia, da Varsavia, all’epoca sotto la dominazione zarista. Maria sui fa notare subito a Parigi. E’ intelligente, preparata, studia. Si iscrive all’Università Sorbone con il nome di Marie, segue il corso di Fisica, in due anni si laurea, è la studentessa migliore del corso; diventa la prima donna a laurearsi in Fisica a pieni voti”. La regina incontrastata della fine dell’Ottocento era l’elettricità. L’Esposizione Universale del 1900 è dedicata a lei. Le città sono sempre più illuminate, a partire dalle strade si arriverà poi fino all’interno delle abitazioni. L’elettricità è al centro di alcuni esperimenti sui raggi uranici fatti da un anziano inglese che Pierre Curie considerò un maestro: Lord Kelvin che aveva usato gli stessi strumenti inventati da Pierre e Jacques qualche anno prima per fare i suoi esperimenti. Lord Kelvin passò alla storia anche per una famosa frase del 1900: “Nella scienza non c’è niente di nuovo da scoprire: rimane solo da fare misure sempre più precise”. Si sbagliava! Stava entrando in scena la Meccanica quantistica che stava per rivoluzionare completamente la Fisica. Nel 1897, Lord Kelvin stabilisce che i raggi emessi dall’uranio e dai suoi composti avevano la proprietà di elettrificare l’aria. E con l’elettrometro di Pierre Curie effettuò misure precise per confermare “quel fatto straordinario”. A fine 1897, Madame Curie riparte da qui. Riparte da quel metodo che sfruttava l’elettricità. Riparte da dove Lord Kelvin si era interrotto. Per la sua tesi di dottorato, Marie decide di studiare i raggi uranici, senza poterli comprendere appieno e li studia i raggi con un nuovo approccio utilizzando una teoria recentissima, una teoria ben strutturata, quella della ionizzazione dei gas. Vi è emissione di radiazione che può essere misurata sotto forma di elettricità nell’aria. L’aria si ionizza. Marie analizza vari elementi chimici diversi dall’uranio e i composti dell’uranio, e scopre che la pechblenda (o uraninite) aveva un’emissione estremamente elevata. Marie intuisce che le radiazioni emesse dalla pechblenda così altamente energetiche non sono legate all’uranio, ma devono essere prodotte da qualcos’altro. Anche l’uranio emette delle radiazioni, ma se la pechblenda ne emette di più allora oltre all’uranio c’è qualcos’altro che crea questa emissione preponderante. Quindi, i raggi uranici non sono uranici. Afferma la relatrice Masiero,“A noi è chiaro che è così, ma all’epoca pensare che all’interno della pechblenda ci fosse qualcosa d’altro non era scontato. Per niente. Anzi, questa scelta di cercare un elemento nuovo responsabile di queste elevate radiazioni che si manifestavano, è un azzardo”. Alla fine i coniugi Curie isolano due elementi nuovi che vanno a far parte della Tavola periodica degli elementi: il Polonio e il Radio. La spontaneità della radiazione è un enigma. La cosa straordinaria è che ancora non si era scoperta la struttura atomica. La Fisica classica non era in grado di spiegare una simile radiazione che produce una emissione di energia così forte. E l’emissione spontanea della materia viene chiamata radioattività proprio da Marie Curie. Il modello atomico a panettone di Thomson arriverà solo nel 1904, ma era noto solo l’elettrone, che era una parte dell’atomo. Marie Curie si rende conto che “si era aperta una nuova frontiera della Fisica e che la radioattività ci metteva in relazione con l’infinitamente piccolo cioè con la materia sulla più piccola scala possibile”. Il 19 aprile 1906, quel giorno tutto cambia. “Scendendo dal Pont Neuf e andando dritti ci si infila in Rue Dolphine, quel giorno c’è anche un carro trainato da due giovani cavalli. E’ lungo nove metri e porta il materiale per le uniformi militari. Pesa sei tonnellate. La vita di Pierre si conclude tragicamente sotto il carro. La vita di Marie si ferma in quel momento”. Pierre Curie, che aveva rifiutato per ben due volte la Legion d’Onore, le palme accademiche, le onorificenze prestigiose, aveva ricevuto il più alto riconoscimento che un fisico potesse sperare. E il conferimento di quel premio, il Premio Nobel, permette a noi di leggere le frasi che pronunciò in occasione della cerimonia nel 1905, e qui, con grande, partecipazione sensibilità ed emotività di Sabrina Masiero cita il discorso per il Nobel, tra i più conosciuti e citati di tutti i tempi, ai presenti ammutoliti in Sala Gialla del Palazzo dei Normanni: “Si può ritenere che, in mani criminali, il radio possa diventare molto pericoloso. Ci si può dunque chiedere se l’umanità saprà trarre vantaggi dalla conoscenza dei segreti della Natura, se è matura per approfittarne o se questa conoscenza potrà invece esserle nociva. L’esempio della scoperta di Nobel è significativo: i potenti esplosivi hanno consentito agli uomini di compiere opere ammirevoli, ma è anche un terribile strumento di distruzione nelle mani dei grandi criminali che inducono i popoli a combattersi. Sono tra coloro che ritengono, come Nobel, che l’umanità saprà trarre più benefici che danni dalle nuove scoperte. Pierre Curie, 1905”.