L’impegno della Chiesa per la costruzione di un Mediterraneo di pace. A Palermo per costruire insieme una riflessione teologica e transdisciplinare
La Rete del Mediterraneo: una Teologia dialogica per rispondere il dramma di oggi.
Nel 2019 a Napoli, papa Francesco ha lanciato la proposta di una teologia mediterranea che si lasciasse provocare dalla ricchezza e dal dramma di questo ‟mare del meticciato” come lui stesso lo ha definito. Ne è nato un lavoro in rete tra teologi e teologhe delle cinque sponde del Mediterraneo con la costituzione della Rete teologica Mediterranea e, lo scorso anno a Marsiglia, la pubblicazione del Manifesto per una teologia dal Mediterraneo.
La riflessione teologica vuole essere pienamente parte dell’impegno della Chiesa per la costruzione di un Mediterraneo di pace ed è dentro il cammino che ha portato da Bari a Firenze e poi a Marsiglia nella tessitura della comunione tra le chiese del Mediterraneo e con quanti si spendono a diverso livello perché questo mare, da spazio di conflitti e di tensioni globali, diventi un ‟mare di fraternità”. Dal 24 al 26 giugno la Rete Teologica Mediterranea si è ritrovata a Palermo per continuare a costruire insieme una riflessione teologica e transdisciplinare. Partendo dall’ascolto, avendo a cuore il dialogo, perché ‟Dio è dialogo e il dialogo è il luogo di Dio” ha cercato di individuare strade nuove sia epistemologiche che concrete per contribuire a creare vie percorribili di pace e di giustizia, nella comprensione delle diverse situazioni contestuali culturali e religiose lungo le sponde del Mediterraneo. E stata una riflessione che ha avuto il respiro spirituale e mistico, nel volere rispondere al desiderio di Dio, divenendo così esperienza teologale di quella forza performativa della Rivelazione che la teologia riconosce, in quanto essa stessa soggetto di fede e di sequela della Pasqua del Risorto e del dono del Suo Spirito.Don Vito Impellizzeri, preside della facoltà teologica di Sicilia, è stato tra i promotori e animatore del convegno insieme ai diversi relatori come il Segretario della commissione teologica internazionale don Piero Coda, il giovane teologo don Vincenzo di Pilato, l’antropologo Francois Jullien, Mauro Ceruti il quale ha tracciato alcune linee prospettiche di epistemologica sul ‟Tra”. Ovviamente il ‟Tra” fa riferimento alla transidisciplinarieta e non solo cosi come la definita il teologo Coda: è una realtà teologica che vuole accogliere un nuovo paradigma antropologico/teologico per fare l’esperienza del Risorto fra i convenuti. In altri termini si è trattato di entrare nella Pasqua di Gesù ed entrarvi con la propria storia, la propria cultura, le proprie piaghe e rimanervi dentro in dialogo con gli altri i quali non sono chiamati a perdere la propriapersonalità, ma nel dialogo a stare/sostare nell’Unità di Gesù e quindi dei diversi che sono Uno in Cristo. Tutto questo ha convinti e ci convince che Lui il Risorto è il Teologo, il Didascaleion che ci istruisce e ci apre percorsi nuovi. Tutto questo ha significato attuare, sulla parola di Papa Francesco, che è ormai in moto un processo di pensiero e di azione che parte dal mediterraneo. Sin da subito per avviare e continuare tale processo un contributo notevole è stata la presentazione del libro di Massimo Naro:‟Protagonista è l’abbraccio”. L’autore rintraccia alcuni temi chiave del magistero del Papa e da essi si fa provocare per delineare una teologia che diviene proposta teologale della reciprocità, la quale scaturisce dal comandamento nuovo, come bandolo della matassa della spiritualità oggi necessaria e di Papa Francesco. Possibilità di cambiare registro per la Chiesa incamminata nel processo sinodale, segno di contraddizione in una stagione di protagonismo, di tanti io che non sanno essere noi.Credo che il convegno sia stata una esperienza teologico spirituale del ‟Noi” che in altri termini è quell’essere Maria tipo della Chiesa. L’atmosfera che si avvertiva era di profonda fraternità e di un pensiero fecondo e nuovo. Credo si possa dire che Maria era all’opera nel lasciarsi nuovamente fecondare dalla Spirito Santo. Cosa avverrà o cosa ci si aspetta da questa rete? La rete teologica dal Mediterraneo può essere un’esperienza di riforma della Teologia cosi come chiede il documento: ‟Veritatis gaudium” il quale nel proemio propone e afferma la necessità di un rinnovamento, che si compie sulla base di ricerche e di insegnamenti interdisciplinari e fatti in rete.Tale documento presuppone la comprensione e l’interiorizzazione spirituale, intellettuale ed esistenziale del kerygma, e intende promuove una teologia aperta e in dialogo, un modo nuovo di fare teologia, adatto al contesto globalizzato del mondo contemporaneo, rimodellato e riconfigurato dalla compresenza di ‟laici”, di credenti e di popoli di religioni e culture diverse. Questo larete del mediterraneo lo può fare e promuoverlo non solo come laboratorio di pensiero ma come esperienza di dialogo già in atto. Ci auguriamo che tale pensiero ed esperienza non si faccia incasellare invece rimanga una realtà dialogica, al suo interno e con le altre discipline, perché non si può fare Teologia in modo astratto, ma in modo incarnato.