“Le campane – dice don Mario Saddemi – hanno un importante significato, quello del richiamo. È Dio che chiama il suo popolo. È Dio che manifesta la sua presenza alla gente nel simbolo della parrocchialità, della casa comune dove Dio richiama la gente  e accoglie tutti, ricchi e poveri, giovani e vecchi, malati e sani”. “Mi pare bello benedire le campane – ha detto il vescovo – Le campane risvegliano la nostra coscienza del territorio. Va ricordato che la casa comune si chiama parrocchia perché è una casa in mezzo ad altre case. Le campane ci alienano dalle altre cose per dirci che c’è il Signore prima di tutto. Noi pensiamo di andare avanti con le nostre forze ma il Signore è con noi a sorreggerci”. E durante l’omelia, mons Gisana ha voluto significare in maniera particolare questa vicinanza di Dio alla comunità: “Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo figlio. Quante volte ci sentiamo emarginati da Dio. Non tutto funziona bene nella vita”. E parla dell’esilio di Babilonia , quando tutto sembrava perduto. In extremis giunse Ciro, un re straniero, persiano che sente di  ripristinare il culto in Israele. Quello che è importante è che il Signore non ha accorciato il suo braccio di salvezza nei nostri confronti. “Guarda che non finisce così la tua vita. Arriverà Ciro” Ma chi è questo Ciro . Perché siamo gioiosi? Perché tutto questo è il Signore “. Mai abbandonare la speranza dunque, perché l’aiuto del Signore, giunge sempre quando meno te lo aspetti. Terminata l’omelia, cinque bambini hanno ricevuto la luce di Cristo dal cero Pasquale, segno dell’inizio del loro cammino. Infine il vescovo ha benedetto tre delle cinque artistiche campane (le altre due arriveranno a breve) che sono state realizzate dalla ditta Virgadamo di Agrigento. Ogni campana ha un nome e un significato teologico. E così don Mario Saddemi che ieri festeggiava i suoi 78 anni, ha avuto un compleanno ricco di soddisfazioni e si prepara al vicino giorno cruciale che sarà quello della inaugurazione della chiesa.