
“La sofferenza nella sofferenza”. Con questa affermazione si può sintetizzare l’effetto deleterio che ha significato la pandemia per gli ammalati che, con l’aiuto di tutte quelle persone che agiscono nel silenzio e nel nascondimento, senza pretendere, nulla, in questo caso, i volontari dell’UNITALSI (Unione nazionale italiana trasporto ammalati Lourdes santuari internazionali), hanno la possibilità, innanzitutto, di recarsi in chiesa per pregare, per partecipare alla Santa Eucaristia, ma anche altrove, per partecipare ad importanti ed indispensabili momenti ludici che, altrimenti li marginalizzerebbe nelle loro case, esautorandoli della possibilità di socializzare. E quest’anno, per la festa dell’Immacolata di Lourdes, finalmente, bandendo le mascherine, ma non senza le dovute precauzioni, perché il Covid è comunque sempre in agguato, i soci della Sottosezione di Palermo, guidati dalla presidente, Irene Leone, hanno avuto la possibilità di festeggiare, in cattedrale, alla presenza del loro arcivescovo Corrado Lorefice, la festa della Madonna di Lourdes. Sono stati momenti deliziosi e delicati, che hanno sancito l’amore di Cristo verso gli ultimi e l’amore degli ultimi verso Cristo, attraverso il suo Pastore, E gli ultimi, in questo caso, sono i sofferenti nel corpo e nello spirito, gli anziani, i disabili, i malati di patologie, spesso anche terminali. Ma non bisogna dimenticare che, talvolta, anzi, spesso, tra I volontari in divisa, vi sono uomini e donne che vivono drammi interiori, siano essi spirituali, siano essi fisici. E proprio questo è il miracolo . Essi, nonostante ciò, si donano agli altri. Dice F. : “ Io sono malato e faccio il barelliere. Chissà, forse fra qualche tempo potrei essere al posto loro, su una carrozzina e avere bisogno di essere trasportato. Per questo motivo sento il bisogno di trasmettere loro tutta la mia fede e il mio amore verso la Madre che ci porta a Gesù”. Ed è proprio così: non esiste salvezza se non si passa attraverso la sofferenza. Bisogna guardare sempre a quell’uomo inchiodato sulla croce. Soltanto così potremo capire e vivere con gioia e serenità il nostro dolore, il nostro quotidiano. Ma la sofferenza non è tragedia, non è solitudine; è condivisione ; è essere tutt’uno, malati e personale , uniti alla Chiesa e consapevoli di farne parte integrante. Presenti, ovviamente, molti medici e infermieri, a testimoniare che la Sanità, oggi tanto vituperata, non è solo business o aziendalizzazione, ma è anche donazione di sè e seria professionalità. L’arcivescovo ha dimostrato la sua consueta sensibilità verso ciascuno degli ammalati. Dopo la celebrazione, malati e personale hanno vissuto un momento di preghiera “Lourdesano” con la fiaccolata “Au flambeaux”, ovvero la tradizionale processione che si tienene al famoso Santuario dei Pirenei e che coinvolge con inni e canti, intervallati dalla recita delle cinque decine del Rosario, decine di migliaia di pellegrini. Sembrerebbero luoghi comuni, ma per chi vive le proprie giornate inchiodato in casa su una sedia a rotelle, dipendendo completamente dagli altri, queste “gocce in mezzo all’oceano” rappresentano veri e propri diluvi di felicità.