È giunto alla 44esima edizione il dialogo dei Seminaristi di Sicilia*, che quest’anno è stato vissuto nel pieno cammino sinodale, presso il Seminario estivo di Patto di Castell’Umberto dal 27-29 ottobre. Tre giorni d’incontro, preghiera e momenti di gioia con momenti celebrativi e di preghiera presso la Cattedrale di Patti e nel Santuario di Maria SS. del Tindari.
La nostra Comunità di Seminariodi Piazza Armerina ha partecipato al completo. Tema di quest’anno Paternità-Maternità nella relazione di cura: prendersi cura di se stessi e degli altri. Sono intervenuti mons. Luigi Renna, arcivescovo di Catania e vescovo delegato CESi per il Clero e i Seminari, mons. Guglielmo Giombanco vescovo di Patti, don Vincenzo Smriglio e i coniugi Patrizia e Angelo Morabito della diocesi ospitante.
Nella sua riflessione mons. Renna ha delineato le tappe cruciali nel percorso di crescita di un adulto, rivelando i pilastri fondamentali della paternità e maternità spirituali. La prima tappa, secondo quando affermato da mons. Renna, è il desiderio. Citando le parole di Torresin, sottolinea che l’affaticamento nella vita non è dovuto all’eccesso di lavoro, ma alla mancanza di prospettive e all’angustia del cuore. Qui si svela il primo passo: il desiderio sincero e profondo di qualcosa di più, di un impulso che guida il viaggio verso la paternità e la maternità spirituali. La generazione è la tappa successiva, un atto che va oltre il semplice produrre o insegnare. “Generare”, come afferma mons. Renna, è un gesto da padre, che opera all’interno di una Chiesa che è madre. Non è un atto solitario ma piuttosto una collaborazione tra individui e comunità, un processo che coinvolge l’intera Chiesa come famiglia. La cura di sé stessi e degli altri è un altro passo essenziale. La paternità spirituale non è limitata a pochi eletti ma è un’esperienza aperta a tutti. Curare se stessi e accompagnare gli altri nel loro cammino, con profondità e compassione, è fondamentale per coltivare la paternità e la maternità spirituali. Infine, c’è il potente atto di lasciar andare. Questo non riguarda solo il distacco fisico, ma anche il “lasciare” il controllo su progetti e persone. Citando il passo biblico “L’uomo lascerà suo padre e sua madre, i due si uniranno e saranno una sola carne” (Gen 2,24) per sottolineare l’importanza di questo atto. Lasciar andare non significa abbandonare, ma piuttosto permettere alle persone di crescere liberamente, senza padroni di un destino o di un’altra persona. Attraverso il desiderio, la generazione, la cura e il distacco, i preti possono coltivare un amore maturo per gli altri, creando una comunità fondata sull’accettazione e sull’amore genuino. In una riflessione intensa sulla paternità e maternità dei presbiteri, emerge un divario impressionante tra gli ideali profondamente radicati è la realtà quotidiana nella vita ecclesiastica moderna. I presbiteri dovrebbero incarnare la compassione del padre che ascolta sempre il proprio figlio e la premura di una madre che si sveglia nel cuore della notte per assistere un figlio malato. Tuttavia, sembra che la pratica stia diventando sempre più distante da questi valori fondamentali.
Invece di rispecchiare l’immagine di una guida spirituale sempre disponibile, alcuni presbiteri si sono ridotti a orari d’ufficio rigidamente definiti, spesso limitati a poche ore al giorno. Questa limitazione degli orari sembra aver creato un vuoto tra i fedeli che cercano aiuto spirituale e i presbiteri stessi che sembrano intrappolati in una mentalità burocratica. I laboratori di discussione hanno portato alla luce questi e molti altri argomenti cruciali sulla paternità e maternità dei presbiteri. È emerso che la paternità di un prete dovrebbe svilupparsi, anche, attraverso relazioni sincere partendo dal seminario per arrivare successivamente al presbiterio e soprattutto nella vita quotidiana. Queste relazioni chiedono di essere autentiche, basate sulla fiducia reciproca e non sulla formalità superficiale. È essenziale riconsiderare il significato profondo della paternità e della maternità nella vita di un presbitero, andando oltre gli schemi tradizionali e ritornando all’essenza del servizio spirituale. Solo allora la Chiesa potrà veramente incarnare l’amore, la compassione e l’assistenza che sono il cuore stesso della sua fecondità.
* IL DIALOGO UNA CONDIVISIONE ANNUALE
Il “Dialogo” dei Seminari di Sicilia nasce nel 1978, quando un gruppo di giovani seminaristi ha sentito un forte desiderio di condividere la propria esperienza con altri giovani che, come loro erano in formazione per il ministero ordinato. Il cardinale Salvatore Pappalardo, accolse con gioia ed entusiasmo questa proposta che prese definitivamente forma.
Il “Dialogo” mira a fare mettere in comune le varie realtà dei luoghi di formazione dei seminaristi, permette loro di conoscerne altre e di far nasce nuove amicizie che perdurano nel tempo.
Esso si svolge all’inizio dell’anno formativo e ha la durata di tre giorni. Ogni anno viene proposto un tema diverso sul quale i vari seminaristi, dopo aver ascoltato un relatore, fanno le loro riflessioni. Un comitato composto dal Vescovo delegato per il Clero e i Seminari, da uno o più referenti, si occupa dell’organizzazione.
Il Dialogo dei Seminari di Sicilia è l’unica realtà nel quadro della Chiesa italiana, che rende possibile l’incontro di tutti i seminari presenti in una regione ecclesiastica. In due occasioni particolari, durante il “Dialogo”, i seminaristi hanno potuto incontrare il Papa. Nel 2003 in occasione della XXV edizione, i seminaristi di tutta la Sicilia con i loro Vescovi e formatori, sono andati a Roma ed hanno incontrato San Giovanni Paolo II. Nel 2018 in occasione del 40° anniversario del Dialogo ed in concomitanza con la visita di Papa Francesco a Palermo, l’esperienza si è rinnovata.
Questo evento annuale è uno strumento efficace con il quale i seminaristi di ogni tempo possono formarsi, confrontarsi e crescere nell’unica fraternità ecclesiale. Fare esperienza di comunità e fraternità, conoscere altre tradizioni e scambiare le proprie esperienze, riflettere e dialogare insieme su varie tematiche, permette una crescita maggiore e un arricchimento nel bagaglio di ogni giovane che si prepara a servire Dio come suo ministro.