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LUTTO A Gela ha chiuso la sua giornata terrena il diacono Giovanni Molè

La sua umiltà era al sevizio dei poveri

Ha chiuso la sua giornata terrena, il 15 novembre scorso, il diacono Giovanni Molè. Aveva 79 anni. La malattia del secolo che l’aveva colpito neppure un anno fa ha vinto ancora. Così la missione in terra di Molè, carabiniere in pensione è finita per andare incontro all’abbraccio con Dio. Appena 4 anni fa era stato ordinato diacono permanente dal vescovo di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana coronando un percorso al servizio della chiesa locale che ha seguito con umiltà e dedizione. La sua attività si è gran parte svolta nella parrocchia santa Lucia di Gela quando ancora la comunità si riuniva in un garage tra i portici delle palazzine popolari. Ha visto nascere il cantiere della parrocchia che ha poi dato un volto nuovo al rione Scavone, oggi meglio conosciuto come santa Lucia. A ricordarlo è proprio don Luigi Petralia, all’epoca parroco di quel quartiere e oggi nella parrocchia san Giacomo. “Sono grato al Signore per aver conosciuto il diacono Giovanni, lungo il suo camino di fede e di intensa testimonianza cristiana”, ha detto intervenendo al termine dei funerali celebrati dal Vescovo Rosario. “Ho conosciuto Giovanni molti 14 anni fa durante il mio servizio di parroco nella parrocchia santa Lucia e l’ho presentato al Vescovo come candidato al diaconato permanente – ha proseguito -. Le sue qualità e le sue virtù umane e cristiane sono per noi un grande esempio, ed una ricca eredità spirituale.  La sua umiltà si manifestava in un sincero e costante servizio verso tutti, soprattutto verso i poveri e i bisognosi, la sua abnegazione a favore della parrocchia e delle sue necessità erano quasi un naturale allargamento della sua stessa famiglia”. Petralia ha ricordato come “passava dal servizio di amore familiare al servizio di amore pastorale, che arricchiva sempre più la sua stessa sponsalità e paternità in famiglia”. “Come Gesù Servo obbediente, Diacono del Padre celeste – ancora don Luigi commosso – così anche Giovanni ha esercitato la sua ubbidienza nella Chiesa diocesana, nella Caritas, incarnando quella disponibilità e premura che Gesù manifestava con le sue “viscere di misericordia”, con la “compassione evangelica” di padre e di madre”. Nel suo discorso Petralia ha sottolineato come “nelle responsabilità che gli erano affidate, Giovanni ha vissuto sempre con lo sguardo rivolto al “Servo obbediente”, esercitando l’autorità di chi serve e l’umiltà di chi obbedisce. La sua gioia era nell’ubbidienza di amore, nel servizio con Gesù e verso Gesù, presente nei fratelli e sorelle bisognosi. Era distaccato da ogni forma di vanagloria e di possesso, e si è realizzato nel dono di sé in famiglia, nella parrocchia e nella Chiesa diocesana”.
Il diacono Molè negli ultimi mesi ha attraversato il tempo della prova e della sofferenza, così “è stato autentico testimone di preghiera e di offerta di sé stesso. Con il conforto e la vicinanza della sua affettuosa famiglia, nel vincolo della fede e nella potenza dello Spirito Santo, ha compiuto sino alla fine la sua più grande e intensa diaconia d’amore, unendosi, anche con lacrime e nel dolore, al Cristo Crocifisso e Risorto”. “Siamo certi – ha concluso – che la sua croce, illuminata dalla Gloria della Risurrezione, lo ha condotto all’abbraccio con Gesù Risorto. E mentre preghiamo per la sua anima, invochiamo anche la sua intercessione presso il Padre celeste”. Le esequie sono state celebrate nella parrocchia san Giovanni Evangelista, nel quartiere Macchitella dove ha svolto l’ultima parte della sua missione accanto a don Giuseppe Siracusa.



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