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In vista delle elezioni Politiche e Regionali del 25 settembre, il Vescovo Rosario ha incontrato i candidati per presentare il Messaggio della CESi

Essere umili compagni di strada

“Essere compagni di strada”. Il vescovo di Piazza Armerina mons. Rosario Gisana interpella i candidati all’Assemblea Regionale Siciliana che provengono dai comuni diocesani per presentare loro il messaggio che la CESi ha diffuso nelle settimane al mondo della politica. Un invito che in numerosi hanno accolto,lo scorso 17 settembre, nella sala conferenze della parrocchia san Pietro a Piazza Armerina per ascoltare mons. Gisana che nel suo intervento ha ribadito come “occorre partecipazione attiva e soprattutto senso di collaborazione” perché “il rilancio della nostra Sicilia non può essere affidato a forme solipsiste, la cui ricaduta è solo narcisistica”. In un’analisi complessiva il vescovo ha spiegato “che percepiamo dagli animi delusi e talvolta anche smarriti dei nostri siciliani”, “sia nei confronti della vita ecclesiale, dalla quale si esige una testimonianza di fede, sincera e coraggiosa, sia nei confronti della vita politica, alla quale si chiede uno stile di gratuità”.
In un lungo passaggio Gisana affronta il tema dell’umiltà. “Non possiamo concepire – ha detto – le nostre mansioni ecclesiali, sociali e politiche, nella forma di un servizio, senza assimilare questa virtù che appartiene a coloro che fanno scelte serie nella vita. È una virtù basilare per chi è impegnato a rispettare e organizzare il bene comune. L’umile – ha spiegato – è una persona che sceglie di stare dietro le quinte, volutamente ultimo, che si impegna a rilevare il bene altrui a costo del proprio sacrificio e abnegazione, che ragiona e pensa ai bisogni altrui, cerca una soluzione a partire dalla sensibilità che nel frattempo matura a forza di gestire la sua sofferenza provocata dalle umiliazioni”.
Poi l’invito ai candidati ad essere capaci “di saper guardare lontano, con quella lungimiranza che nasce da chi sa compromettersi con la storia che si vive, o meglio che vivono gli altri” perché “servire è compromettersi, sapendo che chi serve rinuncia a qualcosa di sé per il bene dell’altro”. “Non è da tutti, non è una qualità geniale, bensì il frutto spontaneo di colui che ha imparato a essere umile. Pensare in grande non vuol dire esporre o ambire progetti megalomani, non vuol dire soprattutto pensare al di là dei bisogni altrui, ma lasciare che ascolto, dialogo e comprensione, interagendo in un unico atto”.
Spazio ad un monito: guardare alla realtà più dell’idea. “Le criticità di coloro che abitano questo territorio, non possono farci paura né tanto meno debbano distrarci dall’impegno che pubblicamente assumiamo, mirato al bene comune di ciascuno e di tutti”. “La realtà – ha avvertito – ha bisogno dell’idea. Finché restiamo soggetti all’idea, la realtà appare indistinta, quasi evanescente. È quello che purtroppo – ha denunciato – s’intravede nel modo con cui affrontiamo le difficoltà che vive la gente, sfiorandole appena, senza purtroppo cogliere la drammaticità della loro sofferenza”.
In chiusura mons. Gisana non ha mancato un riferimento ai poveri. “Se le nostre scelte non prendono le mosse dai poveri che assiepano le città, idea e realtà, distanziandosi ulteriormente, non solo alimenteranno disillusione e amarezza, ma decreteranno la fine di una società verso un punto di non ritorno”, ha detto. “Far finta di niente o perseguendo narcisisticamente l’idea senza tener conto della realtà, che in questo caso impone la cooperazione, sacrificando qualche aspetto dell’idea, si rischia di accentuare lo stato di sfiducia già manifesto nei cittadini e particolarmente nei poveri”.
E l’appello: “Non ci turbino le differenze, non ci sconvolgano le diversità. Esse sono solo sfide, impegnative e serie, che permettono di contestualizzare con trasparenza il valore della socialità, la quale non può mai essere univoca, frammentata da visioni distorte e da personalismi interessati”.



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