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A Mazzarino l'artista Salemi realizza un opera in memoria dell’ex sindaco della città,

Un busto in terracotta in memoria di Siciliano

Il professore Filippo Siciliano (1920 -2021), da uomo che ha segnato la storia di Mazzarino a uomo proiettato verso il futuro”. Così l’artista Angelo Salemi descrive il suo busto in terracotta in memoria dell’ex sindaco della città, ideologo delle lotte contadine, uomo di immensa umanità e cultura, filosofo e intellettuale. La scopertura del busto si è svolta nell’ambito della 2° edizione “Premio al merito” (consegna di 27 borse di studio per un valore complessivo di 20 mila euro), organizzata dalla Fondazione “Bcc dei Castelli e degli Iblei” presieduta da Lino Siciliano. Durante la serata nel giardino di palazzo Perno (sede centrale della Bcc), alla presenza dei figli del professore Salvatore, Luisa e Pussia, la nipote Pina Arena, i parenti e amici di sempre, si è narrata con aneddoti la lunga vita del professore (101 anni e tre mesidi cui 64 vissuti accanto l’amata Rosa, anche lei donna di grande levatura culturale). I vari relatori hanno parlato dell’indissolubile legame tra il “professore” e la città natale che sempre dimostrava anche a distanza con i suoi “attestati” scritti a mano: versi poetici accompagnati da disegni firmati Rosa e Filippo. Del suo modo di “essere socio” e del legame con la “banca” ha parlato la presidente Carmela D’Aleo che ha sottolineato il suo “senso di appartenenza alla bancaredda”dove spesso si recava per tenersi aggiornato sulle classifiche nazionali e la situazione creditizia. “La lungimiranza è la dote dei grandi e lui lo era. – aggiunge Lino Siciliano – Mi diceva sempre di pensare “oltre” la banca, ed ecco la fondazione, che è la sintesi di tutti i nostri discorsi sulla bellezza come fine della banca. E’ stato sempre un punto di riferimento al di là dell’intrinseco legame della parentela. Veniva alla prove teatrali e mi consigliava opere da portare in scena, e poi si congratulava per le scelte da Pirandello a Fava, da Garcia Lorca a Dostoevskij. “Vai a San Pietroburgo” mi disse e fu lì che trovai la chiave giusta per riadattare Le notti bianche”. Della sua sapienza e grandezza morale oltre che della sua capacità di incarnare i più alti valori della politica e della solidarietà ha dato testimonianza Enzo Russo che ha aggiunto una nota di amarezza: “Purtroppo il professore non ha lasciato eredi e io glielo dissi – aggiunge Russo per rimarcare la rarità delle doti dell’amico – mi affascinava con le sue storie sulla difesa delle terre, e l’esternazione del sentimento d’amore per la sua Rosa”. Commossa la partecipazione dello Salemiche aggiunge: “L’opera, pensata per essere in terracotta, è stata plasmata con argilla refrattaria e infornata a 980 gradi. Mi ha ispirato una sua foto che lo coglie nella sua tipica caratteristica, l’arte di gesticolare. Ringrazio i miei committenti che vogliono rimanere anonimi, li ringrazio per il nobile gesto didonare il busto alla fondazione e quindi alla comunità. Ho conosciuto il professore quando lui aveva oltrepassato gli ottant’anni e io un giovane trentenne e la cosa che subito mi ha fatto innamorare di lui è stata la sua immensa umanità e umiltà. E ora sono onorato di averlo reso immortale, nessuna presunzione in questa affermazione ma solo la voglia di sottolineare la potenza dell’arte. Buon viaggio professore”.



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