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Creare luoghi ecclesiali di confronto e condivisione, seguendo le indicazioni sinodali

Il catechista educatore

In un contesto storico segnato dal conflitto bellico in Europa e dalla persistente emergenza sanitaria della pandemia, le nostre Chiese in Italia, sebbene preoccupate per gli sviluppi degli eventi, non allentano il percorso sinodale intrapreso nell’autunno scorso. La missione è una priorità della comunità cristiana che la impegna costantemente, perché è la sua specifica identità: chiamata ad annunciare e testimoniare il vangelo agli uomini di ogni tempo.

La nostra chiesa diocesana ha la necessità di mettersi di nuovo in cammino con i giovani e pertanto non è più possibile procrastinare l’impegno di riflettere sul profilo del catechista educatore.

Questa figura cosi importante nelle nostre parrocchie, se vorrà essere all’altezza della sfida educativa, dovrà mettersi in gioco con competenza testimoniando una riserva di speranza che attesta le ragioni del suo impegno totale e gratuito nei confronti dei giovani e del loro bene effettivo. Il vangelo racconta episodi che presentano Gesù sempre in movimento.

Alla domanda “Dove abiti?” i primi discepoli sono invitati a venire e a vedere, e gradualmente scoprono che Gesù ha per casa le strade della Palestina. La domanda che sottende l’identità del catechista è semplice: “chi deve essere con i giovani?” si tratta di una chiara conversione dal “fare per” all’“essere con”, e questo non è cosa da poco.

La formazione cristiana dei giovani si gioca prima di tutto “qui”, in questa prima e decisiva sfida di stare con i giovani e camminare con loro nella forma comunitaria, stigmatizzando battitori liberi e sterili performance da istrione. La dimensione comunitaria ed ecclesiale dell’accompagnamento e del discernimento costituiscono la forza e la fecondità della educazione cristiana, in quanto solamente dentro il dinamismo comunitario matura un’appartenenza ad un gruppo specifico e anche un cammino di approfondimento e di discernimento personale.

Creare luoghi ecclesiali aperti al confronto, al dialogo e alla condivisione, seguendo le indicazioni del sinodo, è oggi sempre più essenziale per offrire solidità alle nostre proposte educative. È ineludibile l’ascolto empatico dei giovani perché ci invita a metterci in discussione e a uscire dagli stereotipi del mondo giovanile riconoscendo che “la realtà è superiore all’idea”.



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