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Tutelare la collezione e la conservazione dei Beni Culturali per consegnarli alle generazioni future

Il museo diocesano è patrimonio di fede

Un Museo, ordinariamente, conserva le tracce di tanti secoli, di stili diversi, di percezioni liturgiche a volte in netto contrasto; le dinamiche dialogiche che vedevano la Chiesa sempre al centro dell’abitato oggi sempre più la marginalizzano fino quasi a scomparire nel tessuto urbano; anche le suppellettili liturgiche sembrano attraversare un processo di rarefazione per raggiungere livelli inusitati di banalizzazione dozzinale. La “grande” arte del passato, presa da alcuni come un tempo nostalgico o di non ritorno, stride con il vuoto teologico e percettivo dei nuovi manufatti.
Nel rigore formale delle diverse rappresentazioni ideali, o nelle commistioni inevitabili delle sperimentazioni, è da includere la vocazione di presentazione di reperti che non sono strettamente collegati alla fede cristiana ma al territorio di appartenenza; con i substrati che si succedono si dipana anche la storia umana, si narrano le variazioni e gli incroci culturali nel persistere di usi e costumi e nella loro trans-significazione.  Le religioni precristiane sono la culla in cui il primo cristianesimo trovò il suo linguaggio espressivo iconografico e allo stesso tempo la siepe da oltrepassare per andare verso il nuovo.
Il “biglietto di visita” di qualità di un Museo è quello di ricreare, per quanto possibile l’habitat di cui gli “oggetti” presentano un solo frammento. Ricordare le cupole, le torri campanarie, le mura perimetrali, nello stagliarsi a volte ciclopico in mezzo alle altre case, che raccontano e proclamano, a loro modo, una presenza. La materia diventa luce; lo studio attendo del riverbero dei materiali come la composizione assonometrica sono parte integrante di un progetto. La luce stessa è materia integrante. Lo scorrere trasversale delle diverse epoche, ci dà la consapevolezza che non si tratta solo di “decorazione”.
Bisogna prendere coscienza che il significato di direzione di un museo, così come lo intendiamo oggi, è una prerogativa relativamente recente e si adatta, a suo modo, a una vetusta istituzione, quella ecclesiastica che destina da sempre tali beni alla illustrazione del mistero cristiano e alla sua celebrazione misterica nella liturgia.
Oggi molti pensano un Museo in termini di “azienda culturale”, tale prospettiva, sebbene lecita, è da sottoporre alle finalità più alte. Tuttavia, in qualsiasi concezione ideale, si pongono improrogabili finalità che consistono nella tutela e nella conservazione del patrimonio e nella fruizione del Bene Culturale che non abbia fine di lucro. La gestione, quindi, deve tutelare la collezione per poterla consegnare alle future generazioni. Deve essere inoltre contemplato non solo l’opportuno restauro o mantenimento dell’opera ma anche la promozione di iniziative per gli studiosi e i fruitori del bene per una sempre maggiore comprensione e valorizzazione ecclesiale.
I significativi frammenti d’arte che gelosamente vengono custoditi sono memoria di intere generazioni, di secoli. Attraverso di essi, testimoni silenziosi eppure eloquenti, la storia si sostanzia di “carne”; di una verità non razionalizzata ma elargita nella stupefacente e variegata bellezza.   Essi continuano a celebrare le glorie di una fede che è il patrimonio più importante per i credenti.



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