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La rubrica

L’amicizia come incantamento e ‘disìo’

Dante incontra la maggior parte dei suoi amici nel Purgatorio, in quel Regno che la consolidata letteratura dantesca fa corrispondere alla vita ordinaria. Il Purgatorio è il regno dell’amore che chiede purificazione e redenzione in vista della visione beatifica del Paradiso, può essere visto come il tempo opportuno, il kairos da vivere come opportunità di una vita amplificata dall’Amore. In questo Regno intermedio Dante incontra i suoi più grandi amici: Casella e Forese Donati.

Del primo non c’è traccia nella documentazione storica al di fuori della Commedia, del secondo sappiamo invece che era un suo parente congiunto, cugino di terzo grado di Gemma Donati, moglie dell’Alighieri. Il riferimento più bello circa l’amicizia lo troviamo nelle Rime  Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io dove si fa riferimento anche a Guido Cavalcanti, poeta e filosofo fiorentino posto da Dante nel VI cerchio dell’Inferno tra gli agnostici e a Lapo Gianni, poeta morto 28 anni dopo l’inizio del viaggio di Dante nei regni dell’oltretomba iniziato nella settimana santa dell’anno giubilare del 1300.

Nel Sonetto Dante dice di voler trascorrere del tempo insieme “per incantamento”, immagina di trovarsi in un vasel ch’ad ogni vento per mare andasse al voler vostro e mio. Per utilizzare un immagine moderna, possiamo dire che Dante stia sognando di vivere una crociera con i suoi amici ove lo stesso vento sta “sottomesso” alla loro comunanza di spirito. Si vuole trascorrere del tempo insieme per parlare di Amore e per raccontarsi la vita. Desiderio molto condivisibile e umano che serve a sanare e a vivere la dimensione umana e divina della relazione che cresce nella misura in cui desidera il di più. Ecco il tema ciceroniano e tomista del desiderio che muove e orienta i passi della vita e che dà forza all’azione.

In un tempo in cui la parola Amici è associata al talent show di Maria De Filippi e che ci rimanda alle migliaia di followers impersonali che compaiono sui social dove il più delle volte non si rivela nessun volto associato al nome, è molto difficile capire la profondità di questi versi che trattano l’amicizia con le stesse categorie dell’amore. Essa porta a vivere sempre in un talento e in un disio, produce cioè una comunione talmente profonda da avere un unico desiderio in due corpi. Amare non è guardarsi a vicenda, ma guardare nella stessa direzione! Direbbe Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo Principe

Il problema è capire in quale direzione si sta guardando e di quale desiderio si sta parlando. Sicuramente non si tratta del semplice “stiamo bene insieme o la pensiamo allo stesso modo”. L’amicizia unifica i sentimenti dispersivi e li porta ad avere il desiderio della carità, scrive il monaco anglo-sassone Aelredo di Rievaulx nel trattato dedicato all’amicizia scritto due secoli prima del nostro Autore. Dante dinanzi al padre del suo amico Guido Cavalcanti  forza lo stesso regno dell’Inferno e quasi in contrapposizione alla parabola del ricco epulone (Lc 16,19-31) dove vi è l’impossibilità di mandare qualcuno per invitare a conversione il padre e i fratelli, Dante fa dire al padre parole che invoglino il figlio a cambiare idea e a credere in Dio, per evitargli così le pene dell’Inferno.

L’Amicizia va oltre ogni legge e se in vita Dante aveva esiliato il suo amico Guido a Sarzana – dove avrebbe trovato la morte a causa della malaria  – per domare così la rivolta suscitata dai Guelfi bianchi di cui era leader; nello scrivere di lui lo riabiliterà facendolo diventare immortale. Dante guarda oltre l’orizzonte del tempo. Da priore (per capirci potremmo dire sindaco) di Firenze non sfrutta la sua amicizia con Guido e suo malgrado, per il bene comune della pace, lo esilia. Tradisce l’amico? Preferisce immolare l’amico sull’altare del potere? Non sappiamo bene ciò che Dante avrà provato in tale atto, fatto sta che decide per il bene superiore della pace della sua città di Firenze.

Cosa significa per noi la parola amicizia? Abbiamo degli amici fidati? Tornando ai primi passi di questo nostro percorso dantesco tra i Regni della Divina Commedia, abbiamo visto come Dante senza l’incoraggiamento iniziale e l’aiuto costante di Virgilio forse sarebbe tornato indietro compiendo altro viaggio. Chissà quanti viaggi vitali possiamo far proseguire alle persone che incontriamo lungo la nostra strada, semplicemente incoraggiandoli a guardare insieme avanti; chissà quante ulteriori mete altri nostri compagni di strada ci stanno permettendo di fare grazie alla loro fiducia in noi. Ma per fare questo occorre avere chiara la meta che si disvela solo desiderandola cammin facendo.                             



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