Main Menu

Rubrica 3/

Lo Spirito Santo in Benedetto XVI

Nel delineare il pensiero di Benedetto XVI (2005-2013) riguardo lo Spirito Santo, non possiamo non tenere conto innanzitutto della molteplice riflessione teologica, degli scritti e delle omelie del teologo Joseph Ratzinger che hanno preceduto il suo pontificato romano.

All’inizio del suo pontificato, Benedetto XVI, nella riflessione sullo Spirito Santo, non considera il Paraclito come colui che è “sconosciuto”, ma inizia a porsi delle domande sulla sua identità e sul suo modo di agire nell’uomo e nella storia partendo proprio dalla creazione.

Ratzinger, alle domande iniziali, «Chi o che cosa è lo Spirito Santo? Come possiamo riconoscerlo? In che modo noi andiamo a Lui ed Egli viene a noi? Che cosa opera?»,  cerca di dare subito una risposta partendo dalle prime parole della Sacra Scrittura in cui si parla dello Spirito di Dio che aleggiava sulle acque: il mondo esiste dallo Spirito creativo di Dio, dalla Parola creativa di Dio. La venuta dello Spirito Santo nella Pentecoste, quindi di Dio stesso, si ha per mezzo di Gesù. Egli viene a noi per attirarci dentro di sé, e ci fa partecipi dell’intimità divina .

Prendendo spunto dal capitolo 20,22 s. del vangelo di  Giovanni, Joseph Ratzinger parla dello Spirito Santo come soffiorespiro di Gesù donato da Lui stesso nel giorno di Pentecoste. Lo Spirito che dona il Risorto tramite il soffio è il suo stesso “respiro”, è la manifestazione della volontà del Padre, e chi si ritrova a vivere sotto l’azione dello Spirito Santo vive nel respiro di Cristo. Come il primo uomo ha ricevuto il soffio di vita dal Creatore facendolo diventare un essere vivente, oggi l’uomo, allo stesso modo, per vivere come “corpo spirituale” aperto all’irruzione dello Spirito di Dio, che trasfigura la povertà della condizione umana e lo introduce nella gloria e nell’eternità, deve ricevere l’aria spirituale, la sola capace a farlo vivere in modo spirituale ed umano.

Lo stesso Spirito lo troviamo sia nella creazione sia nella redenzione, uno Spirito che rispecchia la sapienza dì Dio e che rende l’uomo capace di contemplare nella natura l’opera del creatore che aspetta uomini e donne che siano realmente figli di Dio e che il loro comportamento sia conseguenza di questa unica figliolanza. Lo Spirito Santo è colui che viene in aiuto delle creature, è colui che entra nella storia, è colui che ci parla in modo nuovo. La redenzione, seconda creazione, giustifica e da senso all’iniziale creazione.

Partendo dall’affermazione del Credo: “Credo nello Spirito Santo che è Signore e dà la vita”, nella Pentecoste del 1981 a Frisinga, il cardinale Ratzinger fa una spiegazione dei termini. Riconoscere che lo Spirito è Signore, indica che l’uomo non è il fondamento della sua vita, non ha la capacità di scegliere e di decidere ciò che è bene e ciò che è male. Così come l’uomo risulta incapace a darsi un fondamento da sé, anche la Chiesa ha questa incapacità nonostante essa sia custode di Colui che la precede e la sorregge.

Per il teologo tedesco, nella sua nota summa teologica, «Credo in Spirito santo», così come lo troviamo nel testo originale greco, senza l’articolo sta ad indicare che lo Spirito santo è visto come dono di Dio accordato alla vicenda storica umana, nella comunità di quanti credono in Cristo. Tutto questo, ovviamente, non esclude la connessione col Dio uno e trino.

Ratzinger, mette in risalto come la professione di fede sia nata dalla triplice interrogazione battesimale che chiede al neofita di professare la propria fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Concretamente il significato di questa asserzione mette in risalto l’azione di Dio sull’uomo, lo Spirito è potenza e rende operante l’azione di Cristo nel mondo e nella storia anche se è stato elevato in cielo.

Il Credo, nella sua formulazione, prosegue con la frase “Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato”. Questa affermazione è il cuore della terza parte del Credo. Al centro sta l’adorazione.

È pur vero che nel mondo la sensibilità riguardo allo Spirito sta cambiando, l’uomo sta vivendo una forte esperienza del Paraclito attraverso vari gruppi ecclesiali di preghiera. È chiaro il riferimento del teologo Ratzinger al movimento carismatico nella sua accezione ecumenica. Il movimento carismatico è segno e speranza per il nostro tempo e manifesta la concreta volontà del Signore che non abbandona mai la sua Chiesa, in essa fa operare lo Spirito e indica che l’unica via sicura verso l’unità è quella del pregare insieme.

L’espressione “E ha parlato per mezzo dei profeti”, per l’allora cardinale, significa che lo Spirito ha in sé una forza unificatrice che riesce ad unire non solo i luoghi ma anche i tempi.

J. Ratzinger, tanto nella veste di cardinale prefetto della Congregazione della Fede quanto di Sommo pontefice, si è ritrovato più volte a prendere in considerazione la relazione che intercorre tra il Figlio e lo Spirito Santo.

Per il papa emerito, tramite Cristo siamo riusciti a dare uno sguardo nell’intimità divina trinitaria dove si manifesta qualcosa che per l’uomo è inaspettata. In Dio non c’è solitudine, ma relazione. In Dio non esiste solo l’Io, ma anche il Tu. Lo Spirito Creatore ha un nome che si chiama Amore.

Nel discorso tenuto durante la XXIII Giornata Mondiale della Gioventù a Sydney il 20 luglio 2007, Benedetto XVI, ricordando ancora l’emozione vissuta pochi anni prima per la GMG di Colonia del 2005, apre il suo discorso partendo proprio dal tema dell’incontro: «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni». Nello sviluppo del suo discorso, il papa ripercorre la Sacra Scrittura per far risaltare la presenza dello Spirito in essa. Prima tappa, di questo excursus, è il Cenacolo di Pentecoste in cui si realizza il compimento di un’antica promessa di Dio preparata in tutto l’Antico Testamento.

Dalla conoscenza della Sacra Scrittura e dal suo intenso e continuato studio, il teologo Ratzinger, in varie occasioni, interpreta le immagini con le quali viene rappresentato lo Spirito Santo nella Parola: vento, fuoco, tempesta, acqua; contrapponendo la Torre di Babele alla stessa Pentecoste.

L’immagine dello Spirito come vento e fuoco, la troviamo nella Pentecoste del 2006 durante la solenne celebrazione eucaristica in Piazza San Pietro. Il vento come il fuoco rimanda alla grande teofania veterotestamentaria del monte Sinai in cui Dio stipula la sua alleanza con il popolo eletto. Se sul monte Sinai il popolo aveva trovato la sua prima configurazione, nel Cenacolo di Gerusalemme si apre ad una universalità includente dove non c’è spazio per la confusione ma trova dimora la piena comunione.

È nel 1978, durante l’omelia di Pentecoste, che il teologo Joseph Ratzinger si trova a commentare lo Spirito partendo dalla sua manifestazione così come appare nel testo lucano ossia come tempesta e fuoco. Dal testo si comprende la motivazione della discesa del Consolatore come condizione necessaria affinché si realizzi l’unità, infatti: il rimanere insieme e la concordia.

La tempesta, che troviamo nel testo lucano degli Atti degli Apostoli come vento impetuoso, anticamente era segno del potere di Dio con la quale muoveva il mondo, le stelle e la sabbia del mare. Il vento rimanda anche all’aria, elemento fondamentale attraverso cui l’uomo vive. Come per la vita di un corpo è fondamentale l’aria, così per la vita spirituale è fondamentale lo Spirito Santo.

Il fuoco, altro elemento fondamentale, è colui che è calore, movimento e in grado di trasformare sia nell’accezione positiva che negativa.

Ulteriore immagine dello Spirito Santo è quella dell’acqua, anch’essa elemento fondamentale. Nelle omelie e nei discorsi di Ratzinger/Benedetto XVI, la troviamo due volte. La prima volta come sorgente d’acqua viva per dissetarsi, la seconda come dono che permane.

Come già evidenziato, un’immagine cara al cardinale Ratzinger nella Sacra Scrittura che si contrappone alla Pentecoste è quella della Torre di Babele. Come in passato si è cercato di diventare dèi, cercando di costruire una via verso il cielo, anche oggi si cerca di essere come Dio. Tutto quello che l’uomo ha tentato di fare nel racconto genesiaco, oggi è divenuto realtà. Attraverso i nuovi mezzi, la scienza e la tecnica, l’umanità è stata capace di alterare l’ordine primordiale voluto dal Creatore, arrivando a modificare lo stesso uomo. Tutto questo ha permesso all’uomo di allontanarsi sempre più dai suoi simili per vivere in una grande incomprensione.

Da questi interventi del teologo Ratzinger e del papa Benedetto XVI, emerge la grande consapevolezza della diversità dello Spirito nella fede e nella vita di fede del singolo credente e dell’intera Chiesa, che ogni giorno possono beneficare della guida e dell’assistenza della Terza Persona di Dio.

*PhD in Teologia con specializzazione in Mariologia



Rispondi