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Le domeniche in tempo di Coronavirus

E’ questa la terza domenica che costringe tutti a stare in casa, nel rispetto delle norme emanate dal Governo per limitare al massimo la diffusione del contagio, mediante il distanziamento sociale e le regole d’igiene e di pulizia per la persona e l’ambiente.
Oggi, IV domenica di Quaresima, per la liturgia è la: “Dominica Laetare” per le espressioni dell’antifona d’ingresso: Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi. Esultate e gioite, voi che eravate nella tristezza: saziatevi dell’abbondanza della vostra consolazione.
E’ un invito alla gioia, un’apertura  alla speranza, una pausa nel cammino quaresimale verso la Pasqua e gli stessi  paramenti liturgici sono di colore rosa, quasi per stemperare il colore viola della penitenza.
In questa Quaresima in quarantena tutto ciò non è possibile. Non si riesce a formulare espressioni di gioia, di esultanza. Quel “Rallegrati, Gerusalemme, e voi tutti che l’amate, riunitevi” è un’esortazione  veramente difficile da  realizzare, essendo costretti a stare in casa, spesso nella solitudine e distaccati dagli altri.
Il pensiero che anche le solenni liturgie della settimana santa sono vietate alla partecipazione dei fedeli, aumenta il senso di tristezza, il disagio, la sofferenza spirituale di una pratica religiosa limitata alla preghiera e alla Messa a distanza, trasmessa via streaming dai canali internet.
In questi giorni le immagini della televisione presentano le città deserte, le strade e le piazze vuote e anche le chiese sono vuote e tante sono rimaste con la porta chiusa, vietate alla preghiera del singolo fedele.
Quest’anno non si canterà l’Exultet della gioia che accoglie il Cero pasquale, acceso dal fuoco nuovo e benedetto durante la solenne Veglia.
Come si potrà cantare la gioia se la chiesa del cimitero di Bergamo è piena di bare ed è intervenuto l’esercito per traportare in altri cimiteri per la cremazione tanti cittadini bergamaschi, morti senza l’abbraccio e il saluto dei familiari?
Ritornano efficaci i versi di Quasimodo, che il monumento  realizzato da Giacomo Manzù a Bergamo,  in memoria dei Caduti Partigiani,  artisticamente suggerisce: “ E come potevamo noi cantare ….fra i morti abbandonati nelle piazze …   Anche le nostre cetre restano appese, oscillanti lievi al triste vento”.
Non ci sono parole  che possano esprimere l’angoscia di questi giorni.
Anche questo è tempo di Dio, tempo di preghiera  e di silenzio. E’ arrivata la primavera, arriverà  anche la Pasqua, come da calendario, ma il cuore è triste, confuso schiacciato dall’ombra nera della diffidenza e della paura di latenti contagi.
Forse non tutti sanno che lo slogan, “Tutto andrà bene” che appare sui balconi e nei messaggi di speranza, fa parte delle rivelazioni della mistica inglese Beata Giuliana di Norwich (1342-1416). Sono, infatti, parole che il Signore Le dettò durante le mistiche visioni, ma che oggi si rivelano quanto mai adeguate per esprimere  un messaggio spirituale di  serenità nell’affrontare questa difficile prova, con la  fiducia e la certezza  che  presto si uscirà dal  triste tunnel, recuperando la gioia di stare insieme e l’armonia del vivere quotidiano  e … senza paura di contagio!



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