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Ricchi solo di ciò che doniamo

«Le migliori sfide da vincere sono quelle con noi stessi! Piccole o grandi che siano, l’importante è vincerle! Riuscirci significa migliorare tutta la nostra vita»: tema affrontato nel mese di ottobre del 2018 con i giovani di “Caritas Young”.
Il nostro pastore e guida, sottolineando che è nella natura di ogni uomo non restare fermo, ha incoraggiato Caritas Young ad essere un forte segno testimoniale verso le più emergenti povertà.  Non è facile rimboccarsi le maniche per andare incontro verso gli ultimi, però come dice papa Francesco “il bene va fatto bene e non si può restare ciechi, sordi e immobili di fronte al bisogno” perché “ognuno di noi ha un bisogno e non si può restare legati all’indifferenza”, non si può far finta di niente e soprattutto è necessario iniziare a svuotarsi di sé, per poter fare posto all’altro, per iniziare a costruire un modo più equo e più equilibrato.
Accompagnati da volontari esperti, in un clima di gioia e di nuove esperienze, alcuni giovani hanno iniziato un percorso verso la conoscenza dell’altro e così giorno dopo giorno hanno scoperto la vocazione del “Buon Samaritano” diventando volontari di Caritas Young.
Hanno conosciuto la solitudine degli anziani frequentando costantemente case di riposo, iniziando anche un laboratorio teatrale con i nonni, si sono dedicati per qualche mese al doposcuola per bambini di scuola media ed elementare, hanno sostenuto il progetto degli scacchi con i detenuti della casa circondariale di Piazza Armerina, hanno incontrato Biagio Conte  alla Missione Speranza e Carità di Palermo, il quale con il suo sorriso disarmante e il suo amore sconfinato per gli ultimi li ha ulteriormente incitati a non mollare, a dare di più, a mettersi al servizio dei poveri.
Infine dieci giovani volontari di Caritas Young, poco prima dello scorso Natale, hanno collaborato al progetto “Giochiamo a Giocare”, progetto voluto dalla Caritas diocesana e dalla casa circondariale di Piazza Armerina, che ha visto i ragazzi animare un incontro speciale tra detenuti, mogli e figli, un incontro ricco di emozioni e d’amore, da togliere il respiro. Per i giovani volontari un’esperienza unica non solo perché li ha visti per la prima volta varcare la soglia di un carcere, ma perché hanno toccato con le proprie mani cosa vuol dire privarsi della libertà.
I ragazzi stanno sperimentando che essere volontario Caritas vuol dire “agire per il beneficio di un’altra persona” non facente parte del proprio ambiente, e che ciò implica “il riconoscimento del valore di ogni altra persona”, quindi un agire che non implica di stare su un piano superiore, ma piuttosto far scoprire all’altro di essere una risorsa non solo per sé stesso, ma anche per le altre persone.
I giovani di Caritas Young hanno provato e continuano a provare che “l’aiuto donato produce in chi lo offre e porta a chi lo riceve un messaggio positivo sulla sua vita”, perché chi dona con il cuore, investe senza tornaconto e a fondo perduto su un’altra persona, perché la capacità di donare è in grado liberarsi dal dilagare delle logiche economiche “del profitto e del tornaconto, esclusivo ed escludente”.
Il motto di Caritas Young è #passaparola#, e così attraverso le loro azioni stanno crescendo il numero dei giovani che vogliono aderire al progetto Caritas Young, perché cosa ancora più straordinaria è che nessuno dei giovani che aderiscono a Caritas Young ha abbandonato il proprio gruppo di appartenenza, anzi questa esperienza indirettamente sta arricchendo tutti, per cui come ha avuto modo di dire il nostro amato vescovo “essere poveri tra i poveri e per poveri per somigliare a Gesù povero”.
Oggi molti giovani stanno prendendo consapevolezza che “la carità è una scelta di vita che va esercitata con umiltà e solidarietà senza guardare ideologie, etnie, religione, etc. che la carità non è né un moralismo e né un sentimento, ma è una scelta di essere piccolo tra i piccoli, perché la carità è la via sicura quando si esercita con umiltà solidarietà e servizio”.



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