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La foto ritrovata del bambino sull’asino

 “Chi è il bambino sull’asinello ritratto in quella foto?”. Dopo molti anni, per puro caso, il signor Luigi Ficarra, di Mazzarino, si ritrova tra le mani quella cara fotografia che lo ritrae bambino, a 8 anni, a cavallo di un asino. Quell’immagine a firma del fotografo Gaetano Bonaffini, autore di vari documentari per immagini dell’antica civiltà contadina, fu scattata sulla strada per le campagne dove Luigi si recava in sella all’asino in compagnia del papà. Siamo negli anni ‘70, erano già altri tempi, la foto in questione non fu mai ritirata dalla stamperia e col tempo se ne perse memoria, ma Luigi quell’episodio l’ha sempre portato con sé, fino al giorno del casuale ritrovamento.
La foto fu acquistata da un signore in occasione di una mostra cittadina dal titolo “la vita e il lavoro nei campi” e il proprietario un giorno trovandosi per caso faccia a faccia col protagonista, riconobbe in quell’uomo, ormai grande e padre di due figlie, proprio quel piccolo bambino sull’asinello. La foto oggi è esposta al museo del contadino di Gela, con didascalia “Il piccolo contadino”. A raccontare la storia è la figlia di Luigi, Marzia, che ha voluto creare un post su facebook. “Grazie a quella simpatica casualità, dopo tanti anni, la foto d’infanzia di papà è tornata a casa ed è stato commovente – racconta Marzia – Postandola ho voluto far conoscere questa bella storia e chissà quanti guardandola si sono immedesimati in quella scena che un tempo era molto frequente. Ho voluto raccontare questa vicenda per ricordare che niente è mai perduto del tutto  prima o poi ciò che ci appartiene è destinato a trovarci e la foto di mio padre ne è la prova”. Anche le foto hanno una loro storia ed oltre ad essere testimoni di un passato ormai tramontato evidenziano il forte valore documentale ma anche affettivo nell’era dell’immagine per eccellenza. Una foto può diventare maestra di vita? Si direbbe di si, l’insolita carrambata dalle sfaccettature profonde, è un viaggio tra ieri e oggi, come quello che quotidianamente il fotografo Bonaffini fa aggiornando continuamente i suoi post con innumerevoli foto in bianco e nero su Mazzarino, documentando il territorio, il paesaggio e gli uomini, per raccontare spaccati di vita scomparsi, donne avvolte da lunghi scialli e uomini (nati nei periodi della guerra) con la coppola che fa ombra a visi solcati dalla fatica dei campi, volti stanchi ma sapienti che nel tempo libero riempivano le piazze e i circoli. Questi album ritraggono i cambiamenti nella gente, nella politica, nei luoghi, nell’architettura, sono foto denuncia e foto racconto per celebrare la foto e il suo alto valore sociale e umano e fanno riflettere sulla loro preziosità e sull’importanta, oggi svalutata e oltraggiata, del valore educativo e del significato di donare la propria immagine e fermare per sempre un istante.



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