18 Febbraio 2019

Giovani, “sismografo” della realtà

di Ivan Scinardo

Mi ha molto colpito questa frase pronunciata durante un
sinodo di qualche mese fa, che ha voluto ribadire ancora una volta la necessità
di una chiesa “empatica”, in dialogo, che eviti l’autoreferenzialità, i
pregiudizi, e punti piuttosto sulla credibilità della testimonianza. I giovani
vanno valorizzati – dicono i Padri Sinodali – La loro partecipazione attiva
alla vita ecclesiale va promossa e rilanciata, il loro impegno va messo a
frutto in un’ottica di vera sinodalità, affinché siano protagonisti, con
responsabilità, di processi, e non di singoli eventi. In tal modo, essi saranno
evangelizzatori dei loro coetanei. “Sismografo” della realtà; a loro, bisogna
offrire con gioia ragioni per vivere e sperare, evitando moralismi e
dimostrando che la vita è la risposta alla vocazione che Dio dà a ciascuno di
noi: in fondo – afferma l’Aula del Sinodo – la vita è bella perché ha un senso.
Anche perché i giovani sono in grado di prendere decisioni, ma bisogna aiutarli
a prendere decisioni a lungo termine. La riflessione maggiore va comunque
orientata verso la cultura digitale o dello “schermo”. Giovani sempre più
incollati ai telefonini, come se fossero magneti, con la tendenza a isolarsi
sempre più dal mondo e vivere una virtualità che distrugge le relazioni
sociali. I padri sinodali parlano di rischio di un atteggiamento compulsivo nei
confronti della “cultura dello schermo”, di una “demenza digitale” che comporta
incapacità di concentrazione e di comprensione di testi complessi, di una
“migrazione virtuale” che trasporta i giovani in un mondo tutto loro, a volte
frutto di invenzione. In tale contesto, la presenza della Chiesa è essenziale
per accompagnare i ragazzi, insegnando loro che il web va usato, senza farsi
usare. Da non dimenticare, però, anche i tanti giovani “non connessi” che
spesso vivono in zone rurali prive di Internet. La questione della formazione
passa anche tramite la sfida di una pastorale familiare adeguata, che aiuti la
trasmissione della fede tra generazioni diverse. “Oggi, infatti – afferma
l’Aula del Sinodo – la famiglia vive una fase di crisi, dovuta alla sua
destrutturazione e all’indebolimento della figura paterna. Gli adulti, in
generale, troppo giovanilisti ed individualisti, non hanno aiutato la percezione
della Buona Novella tra i ragazzi. È responsabilità, invece, di ogni credente
accompagnare i giovani all’incontro personale con Gesù, perché la gioventù
costruisce se stessa sulla base di ciò che riceve in famiglia. Per questo, la
Chiesa, “famiglia di famiglie”, deve offrire ai giovani una vera esperienza
familiare, in cui si sentano accolti, amati, curati, e accompagnati nella loro
crescita, nel loro sviluppo integrale e nella realizzazione dei loro sogni e
speranze”.

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