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Questioni di nomi

I genitori di una bambina di un anno e mezzo che hanno chiamato la figlia Blu sono stati convocati dalla procura di Milano per rettificare l’atto di nascita. Altrimenti, spiega il padre Luca, “rischia di essere il giudice a decidere il nome di nostra figlia, se non ne indicheremo noi uno. Sembra che la legge non lo impedisca”.
La notizia è apparsa sui principali organi di informazione di questa settimana. Secondo i genitori di Blu, Vittoria e Luca, la magistratura si rifà all’articolo 35 del Dpr 396/2000 in base al quale “il nome imposto al bambino deve corrispondere al sesso”.
“Considerato che si tratta di nome moderno legato al termine inglese Blue, ossia il colore blu, e che non può ritenersi attribuibile in modo inequivoco a persona di sesso femminile – si legge nella lettera di convocazione in tribunale – l’atto di nascita deve essere rettificato”. Una soluzione potrebbe essere anteporre “altro nome onomastico femminile che potrà essere indicato dai genitori nel corso del giudizio”. Ma il padre non ci sta: “Andrea, che in greco significa uomo, è accettato come nome femminile. Non si vede perché Blu non sia accettato. È una discriminazione assurda”. In anagrafe a Milano, Luca e Vittoria erano stati messi in guardia dal personale amministrativo sul fatto che il nome avrebbe potuto essere contestato. Ed è stato lo stesso personale dell’anagrafe ad avere inviato la segnalazione in procura. Vittoria e Luca si sono informati sulla storia di Blu come nome femminile: “La figlia di Beyoncé si chiama Blu. Così una bambina di Genova, e anche una trentenne che abita sempre in Liguria. Di Blu in Italia ce ne sono diverse e sembra si chiamasse così anche la figlia di Rossella O’Hara”. Non sappiamo come finirà la vicenda. Tuttavia mi sembra emblematica dello spirito del tempo. Oggi si va alla ricerca di originalità ad ogni costo con ispirazioni le più fantasiose possibile. Ci sono alcuni comuni del nostro territorio del centro Sicilia che presentano elenchi di nomi di bambini tra i più assurdi e strampalati (spesso traslitterazioni storpiate di nomi stranieri, cito ad esempio il nome di una bambina chiamata Daiana, italianizzazione dell’inglese Diana o Ketrin, storpiatura dell’inglese Catherine) che probabilmente marchieranno a vita i loro portatori. La loro ispirazione si rifà a personaggi dello sport, del cinema, delle telenovelas…, abbandonando la tradizione cristiana di imporre nomi di santi o di personaggi biblici, così come prevede la legge ecclesiastica almeno all’atto del battesimo. Ma tant’è che oggi anche il battesimo dei figli, al pari degli altri sacramenti, è in caduta libera, secondo la moda pseudo moderna di lasciar decidere agli interessati una volta maggiorenni. Ma se non è stato chiesto a questi bimbi di nascere alla vita biologica, come mai invece ora bisogna chiedere loro se nascere alla vita divina? Tornando alla questione dei nomi, perché non rispettare l’antica consuetudine di ereditare i nomi dei nonni? Agevolerà certamente la possibilità di identificare il parentado e consoliderà il senso dell’appartenenza.



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