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La Chiesa Piazzese tra memoria e profezia

Convegno Diocesano

Oggi la Diocesi in vetrina

Nell’ambito delle manifestazioni promosse dalla diocesi per celebrare il bicentenario della sua istituzione avrà luogo a Piazza Armerina oggi 7 maggio alle ore 16,30 presso la Chiesa di san Vincenzo, Largo Seminario, un Convegno diocesano sul tema “La Chiesa Piazzese tra memoria e profezia”. Quattro le relazioni previste: il dr. Salvatore Lo Re su “La Diocesi prima della Diocesi. Il testamento di Marco Trigona”; il prof. Salvatore Vacca su “La Chiesa di Piazza: identità e missione”; il prof. Carmelo Torcivia sul tema “Punti emergenti del cammino pastorale delle Chiese di Sicilia” e del prof. Lillo Buscemi su “La recezione del Concilio nella chiesa piazzese”.

Abbiamo rivolto a don Lillo Buscemi, coordinatore del convegno, alcune domande:

A chi si rivolge il convegno?
Il convengo è aperto a tutti, soprattutto a quelli che sono impegnati in prima linea nella carità diocesana e a quanti amano la nostra Diocesi; È tra le iniziative per celebrare il bicentenario della Diocesi. L’occasione utile perché si possa riflettere sul cammino che in questi 2 secoli ha fatto la nostra Chiesa locale guidata dallo Spirito, interrogandosi sulla propria identità ecclesiale e sul ruolo determinante che essa ha avuto nella storia del territorio dove è inserita. È un momento importante anche per pensare al futuro e al percorso che essa è chiamata a fare tenendo conto dei grandi mutamenti culturali e dei tanti fenomeni sociali nuovi rispetto al passato: tutto ciò a partire da un’attenta lettura dei segni dei tempi del momento presente.

Il territorio diocesano si presenta articolato sotto l’aspetto della identità culturale e religiosa, più tradizionalista nella parte nord, più aperto a sud. Quale sintesi?
Dando per scontato che ogni città della Diocesi ha una propria storia segnata da eventi e persone concrete che si sono adoperati per costruirla in quanto tale con i loro contributi positivi ma a volte anche con momenti di crisi profonde che hanno fatto sì che un centro divenisse più conosciuto di un altro per la forte risonanza di eventi negativi, tuttavia ritengo che ci sia un comune denominatore culturale che sottolinea la comune appartenenza, l’uguale fisionomia e identità culturale e religiosa, la grande ricchezza sociale e morale e la profonda vivacità della stessa, segnata da valori morali e religiosi e da modelli comportamentali condivisi. Come esempio il valore della famiglia; l’educazione e formazione dei figli; la laboriosità eroica a volte dei nostri agricoltori e operai; l’amore e l’attaccamento alle proprie tradizioni religiose; la comune e forte devozione mariana; il senso vivo dell’appartenenza ecclesiale attraverso forme tradizionali di aggregazioni; il diffuso senso di solidarietà e collaborazione che era molto forte all’interno di una cultura economica agricola; la preoccupazione di fare attenzione alle situazioni di fragilità e povertà con l’istituzione di strutture adeguate aventi da privati dalla forte appartenenza ecclesiale. Su questi aspetti culturali e religiosi si può ancora tener conto in vista delle nuove evangelizzazioni.

Ricchezze e povertà della nostra chiesa
La ricchezza della nostra Diocesi manifesta l’azione dello Spirito in essa operante che in questi 2 secoli ha compiuto un percorso tale che la rende capace di essere nella società non un’istituzione tra le tante, ma un punto di riferimento per ogni categoria di persone. Le iniziative del passato, con quelle del presente; il servizio esercitato a favore di tutti la rendono preziosa e insostituibile, anche se oggi il fenomeno delle secolarizzazioni e dell’indifferenza religiosa sembra offuscarla. In questi 2 secoli è importante ricordare i primi passi compiuti dalla Chiesa piazzese nell’organizzarsi come comunità diocesana e nel provvedere a quanto necessario costruire: episcopio; seminario ma soprattutto la nuova identità di Chiesa locale a torno al suo Vescovo. Un’altra tappa importante è stato il periodo di Mons. Gerbino, Vescovo sociale alla fine dell’ottocento con la preoccupazione di curare il presbiterio e i poveri. A lui si deve l’iniziativa del sinodo diocesano per dare uniformità di orientamenti pastorali.

Quali sono stati i momenti salienti di questi 200 anni?
Il periodo più ricco e molto interessante è stato quello del lungo episcopato di Mons. Sturzo che ha portato un profondo rinnovamento e un’organizzazione diversa e nuova della pastorale, rispondendo ai bisogni del tempo e alle emergenti problematiche sociali, culturali, morali e religiose.

Quali prospettive della chiesa piazzese per il futuro anche nel contesto della Chiesa siciliana?
L’evento del Concilio e la sua recezione in Diocesi ha portato grandi novità e profonde svolte pastorali che hanno permesso alle Diocesi di affiancarsi all’uomo di oggi per condividerne gioie e dolori, speranza e preoccupazione. La comunità diocesana oggi con il suo Vescovo, collaborato dal suo presbiterio ha da guardare il futuro con la preoccupazione di continuare ad annunciare il Vangelo e favorire il cammino dei fedeli nel Signore ad una società che tenta sempre più di allontanarsi dalla Chiesa e di seguire miti e ideologie vuote. Lo sforzo di essere “Chiesa in uscita” “Chiesa aperta” “del grembiule” e “non museo” non riguarda solo la Chiesa piazzese, ma anche le altre Diocesi.



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