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Che cosa mancherebbe ai cristiani, e non a tutti, a quella porzione attenta alle ricorrenze?

Pasqua: nient’altro!

A Natale ci sono le tavolate in famiglia, babbo natale, i doni, i viaggi esotici e non, tanta mobilità. A Pasqua hanno più peso le tradizioni, meno familiari, di popolo. Forse molto meno in città, ove i giorni sono lavorativi. Le tradizioni plurisecolari animano l’atmosfera … è la continuità della fede diventata vita, vita di un popolo. Attraversa l’Europa, viene dall’Oriente, s’è diffusa in tutto il mondo, ove è giunto il Credo cristiano. Senza Pasqua non c’è fede cristiana… è il compimento del Natale, è l’anticipo del tempo che viene. Pasqua è la primavera della fede: sboccia un sentire nuovo, un risveglio dell’animo, di nuove e attese speranze.
I fedeli (quanti?) sono chiamati a vivere misticamente il cammino della vita che va dall’esultanza con l’agitare dei rami di ulivo e delle palme, gli evviva e osanna al nuovo Re, a un Salvatore che s’incammina al trionfo.
Non è proprio così! Il trionfo avverrà nella notte di Pasqua, attraversando il tunnel del tradimento, dell’abbandono, con le grida del “sia crocifisso”, l’ignominia di una crocifissione più che umiliante, da schiavo, “rifiuto degli uomini”. L’Uomo, mostrato alla folla come loro Re, è fallito, il Male ha vinto … Il dolore viene cantato in questi giorni con un lamento straziante. A morte, a morte… Rullano i tamburi a morte dietro il condannato tra una folla triste o al contrario biecamente soddisfatta. Il male, la zizzania accompagna l’esistenza, e i nostri pensieri a volte sono neri, lugubri. Non c’è Pasqua senza il giovedì del tradimento e il venerdì di sangue, e ciò a “memoriale per sempre”.
È crocifisso; agonizza a lungo, mormorando parole scolpite nel cuore del credente. Un dono, un Testamento, una richiesta di amore al Padre, alla folla, alla Madre, a Giovanni.
La terra trema di dolore, tutto sembra sconvolto, la primavera sente un improvviso scrosciare di pioggia e cupe nubi. Cala la notte, il buio sulle paure umane; cade la speranza di un mondo diverso, nuovo, di un Regno che viene.
L’Uomo si sente meno uomo, spogliato dai desideri, dai sogni, di se stesso. È una notte come ce ne sono tante nella vita … l’alba è lontana, incerta la sua luce mattutina.
Pasqua è dopo l’attesa, è un cammino intriso di sofferenza, che regge perché si ha – si crede- una promessa. Quella che la morte non vince, che il male non trionferà per sempre, che un’alba di vita sorge dalla notte, piena di luce smagliante.
Da non credersi, ma vero – come avevano detto i profeti e Lui, il Cristo, sancito – viene il giorno senza tramonto, la Pasqua eterna. E senza essa, afferma Paolo: “vana sarebbe la nostra fede”



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