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L'11 agosto in Cattedrale mons. Gisana ordinerà quattro diaconi alunni del Seminario diocesano

‘Ho scelto di seguire il Maestro’

È il più grande dei 4 prossimi diaconi, che saranno ordinati il prossimo 11 agosto. Salvatore Crapanzano 56 anni, è nato il 13 maggio del 1965. Appartiene alla comunità parrocchiale chiesa Madre – San Cristofero di Valguarnera, dove ha ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Dopo aver completato gli studi teologici, dallo scorso 5 marzo è stato affidato al parroco della chiesa Madre di Barrafranca, don Benedetto Mallia, per fare esperienza pastorale in vista dell’ordinazione diaconale. Figlio unico, “non ho parenti prossimi se non cugini, sia da parte di madre che di padre, – ci dice – in compenso ho amici e amiche che mi vogliono bene e soprattutto mi conoscono bene ed altri se ne vanno aggiungendo”. Ha lavorato come impiegato presso il Comune di Valguarnera per ventidue anni, pensando a “una vita “normale, lavoro, casa, famiglia. Il lavoro c’era, la casa pure mancava la famiglia, solamente che mi davo da fare invano, in quanto Dio stava scrivendo per me un’altra storia”. Fin dall’infanzia, racconta di aver avuto il desiderio di voler “diventare” sacerdote, “ma la chiamata del Signore si è manifestata intorno ai vent’anni, in quel periodo iniziai un primo percorso di discernimento vocazionale, che non conclusi con l’entrata in seminario perché le condizioni di salute di mia madre prima e successivamente di mio padre non mi permisero, in coscienza, di abbandonarli per seguire la mia vocazione”. Dopo la morte dei genitori “rimasto solo riaffiorò in me non la vocazione ma la volontà di conoscere Dio, stare con Lui. Così quando fui consigliato dal mio confessore di ripercorrere quel percorso interrotto anni prima decisi di lasciare le mie reti e seguirlo: entrai in seminario”.
Con il diaconato inizia realmente la tua donazione a Dio nel servizio alla Chiesa. Cosa provi alla vigilia dell’ordinazione?
Provo grande gioia, comincio già da ora ad assaporare, l’esperienza di lavorare per il Regno, mettere finalmente in pratica gli insegnamenti ricevuti in seminario, avendo ben presente davanti a me l’insegnamento di Cristo nostro Signore e Maestro che è venuto per servire e non per essere servito, per amore dell’uomo.
Persone significative per la tua fede e la tua vocazione
I miei genitori in primis, il gruppo giovani di Azione Cattolica di cui ho fatto parte da ragazzo da giovane, la mia maestra di catechismo, le madri canossiane presso le quali sono “cresciuto” prima con l’asilo poi con le catechesi in preparazione della Cresima. Per la mia vocazione sono state importanti tante persone, di queste ne cito due. La prima è il mio amico Silvano Pavone, che il Signore ha chiamato troppo presto a sé, e che mi manca soprattutto per i suoi preziosi consigli, e poi don Luca Crapanzano che mi ha aperto la mente circa la volontà di Dio: “Dio non ti manda un telegramma o una lettera per dirti quale sia la tua vocazione, te lo fa capire, lo leggi nella tua storia; la vita è anche rischio, vuoi rischiare? Prova, fidati di Dio”. Parole che non dimenticherò mai nella mia vita.
Gli anni di formazione in Seminario
Sono stati per me anni proficui per ciò che riguarda la mia formazione teologica, intellettuale, e formativa come cristiano. Ho avuto modo di conoscere meglio la nostra Diocesi, le varie realtà ecclesiali presenti in essa. La guida spirituale che mi ha fatto crescere nella fede. L’aiuto degli psicologi e i formatori che mi hanno guidato nel percorso. Il Vescovo con i suoi paterni consigli e la sua saggezza.
A quale ideale di Chiesa pensi di dover lavorare in collaborazione con gli altri confratelli e con i laici?
Penso di non idealizzare ciò che il ministero mi chiama a compiere. Credo che già di per sé il ministero ti dia la grazia di stato per poterlo attuare, quindi la collaborazione, l’aiuto ed il servizio richiesto mi saranno connaturali insieme alla preghiera al Vero e solo Maestro perché questo possa essere realizzato in comunione con i propri confratelli e con i laici.
In genere, quando si pensa al prete si pensa sempre alle privazioni, la moglie gli affetti, la sessualità, per cui quasi c’è uno sguardo di compassione verso il prete.
Io in 56 anni non ho mai visto un prete, un religioso/a, un monaco/a, insoddisfatti o sentirli lamentare per la propria vocazione/condizione. Speriamo che non succeda a me. Penso che se riuscirò a vivere coerentemente la mia fede e la mia vocazione la gente lo nota. Attestazioni in tal senso, anche se secondo me immeritate, ci sono fin dall’entrata in seminario. Come ci sono i detrattori, mi sono sentito dire di essere un pazzo scriteriato a lasciare un posto di lavoro, in un periodo così difficile, quasi uno sberleffo nei confronti di tanti disoccupati che invece lo desiderano; oppure che il fatto di essere solo al mondo mi renderà la vita difficile e complicata senza una “spalla” di appoggio, ed altre ancora. A tutto ciò rispondo che ho fatto la scelta di seguire il Maestro e Signore Gesù e ciò che mi da la sicurezza di essere sulla strada giusta.
Quali pensi debbano essere le virtù fondamentali per essere un buon diacono e poi un buon prete?
Lo spirito di servizio, la magnanimità, la mitezza, la pazienza, l’ascolto, l’amicizia. È un esempio l’episodio della lavanda dei piedi: la sottomissione amorosa di chi si fa discepolo di colui che da ricco si fece povero, del più grande che sta in mezzo come colui che serve, non sopra o in disparte, ma in mezzo come colui che serve. Al cuore di ogni vita comune vissuta nel nome del Signore Gesù c’è il servizio ai fratelli.
C’è una immagine ideale di prete a cui vuoi ispirarti e perché? Come vedi il tuo futuro di presbitero della Chiesa?
Sono tanti gli esempi di santi sacerdoti che mi hanno e continuano ad ispirarmi, chi per un carisma chi per un aspetto della sua vita. Io chiedo al Signore nelle mie preghiere di farmi lavorare con umiltà, mitezza, essere sale o lievito che scompare una volta usato ma i cui effetti si notano, dopo. Mi viene in mente la figura del Beato Pino Puglisi, un prete che non cercava il consenso o il clamore, ma che ogni giorno si sforzava di mettere in  pratica il messaggio evangelico, vivendo nella Verità per la Quale ha dato la vita.
Penso che con l’aiuto della grazia sacramentale di stato, e la preghiera mi potrò impegnare là dove il Signore mi vorrà, impegnandomi per annunziare e testimoniare il messaggio di speranza e che la misericordia di Dio non ha limiti.



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