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LA MESSA CRISMALE L'omelia el Vescovo Gisana e l'annuncio dell'ordinazione di tre diaconi

L’apparente trionfo della malvagità non ci scoraggi

Il 7 maggio scorso in Cattedrale il vescovo mons. Rosario Gisana ha presieduto la celebrazione della Messa Crismale. Presenti tanti sacerdoti e diaconi, gli alunni del Seminario e diversi fedeli laici compatibilmente con il rispetto delle norme per il distanziamento. Per l’occasione sono state inaugurate anche le nuove ampolle argentee per gli oli sacri.
Il clima di tensione che si respirava per la circostanza era palpabile in relazione agli attacchi giornalistici rivolti contro la persona del vescovo, vissuti dolorosamente dai presenti come attacchi alla stessa Chiesa piazzese.
Dal volto di mons. Gisana – è stata la mia impressione – trapelava tutta la sua sofferenza. Alcuni passaggi dell’omelia hanno confermato quell’impressione e il collegamento con le vicende di attualità viene spontaneo. Parlando dell’unzione di Gesù il vescovo l’ha collegata alla testimonianza del discepolo: “La Chiesa, al di là delle umane fragilità, è chiamata a testimoniare una condotta, uno stile di vita, legato al discepolato. È l’esempio con cui Gesù reagisce di fronte al male: «A questo infatti siete stati chiamati, perché anche Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme» – esorta l’inno di 1Pt 2,21 – un modello singolarissimo che diventa una scia su cui strutturare i comportamenti di fede, una lettera d’alfabeto con cui articolare il non verbale, con cui enunciare atteggiamenti di riconciliazione e perdono”, e ha proseguito: “Bisogna ammettere che non è facile reagire con esempi di bene di fronte al male che si accanisce terribilmente, che organizza operazioni malvagie per svilire e scoraggiare. Ma l’autore di 1Pt è esplicito: la via del discepolato è quella di Cristo, quella generata dall’unzione messianica, la quale passa attraverso la sofferenza non soltanto oblativa che serve per la purificazione dei nostri peccati, ma anche quella sperimentata nella consapevolezza di agire secondo retta coscienza: a causa del suo nome”. 
E ha concluso con questa esortazione: “L’apparente trionfo della malvagità non ci sgomenti, e, sebbene le sue perniciose azioni sembrino incedere sicure, continuiamo a confessare la fede, in modo silenzioso e mite, ma soprattutto non frastornato dagli echi di questo male. Sappiamo che la fede cresce sull’alveo della sofferenza, soprattutto di quella non meritata che, al di là della durezza generata dalla prova, torna ad onore, «quando Gesù Cristo si manifesterà» (1Pt 1,7). La speranza non è legata al superamento di ciò che affligge – non ci interessa – bensì alla sua maturazione in amore per colui che non vediamo e crediamo (cfr. 1,8). Questo è quello che conta: la conoscenza dell’amore di Dio in Cristo, la sua sperimentazione nella prova che ci consente, oggi, di capire che siamo unti di lui e che l’effusione, copiosa di frutti spirituali, ci immette in una visione più lungimirante della storia, imparando a guardare oltre, al di là dell’orizzonte che il male baldanzoso pensa di aver tratteggiato”. (Il testo integrale dell’omelia su www.diocesipiazza.it)
Prima della benedizione il vescovo ha annunciato che il 3 luglio prossimo, anniversario della fondazione della Diocesi, nella Cattedrale avrà luogo l’ordinazione di tre nuovi diaconi permanenti: Giuseppe Felici di Butera, Ignazio Puci di Gela e Filippo Marino di Piazza Armerina.
Al termine della celebrazione il Vicario generale mons. Antonino Rivoli ha voluto esprimere a mons. Gisana l’abbraccio e la solidarietà di tutta la Chiesa diocesana al suo Pastore, sottolineato da un lungo applauso dei presenti.



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