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Spigolature storiche

In questo numero della rubrica dedicata ad aspetti storici della nostra Chiesa locale, presentiamo una bella segnalazione che giunge dal vicariato di Butera. Dire “Butera” significa pensare a San Rocco. Il pellegrino e taumaturgo francese è patrono di Butera e i festeggiamenti in suo onore che culminano nell’annuale ricorrenza liturgica del 16 agosto testimoniano la sincera e appassionata devozione del popolo di Butera per il santo venerato da molti paesi ed invocato contro il flagello della peste. E la sua intercessione può aiutarci in questo tempo in cui chiediamo di essere liberati dalla pandemia di coronavirus. La segnalazione giunge dal dott. Emanuele Scichilone, notaio in pensione di Caltanissetta, che ha voluto condividere un frutto delle sue personali ricerche nell’Archivio di Stato di Caltanissetta. In modo particolare nel fondo Notai, alla busta 8113, foglio 317, è presente un atto rogato del 24 febbraio 1799, del notaio Rocco Lo Bosco di Butera che notificava le volontà del buterese Santo Maria Cantello, all’epoca dei fatti governatore di Butera ma che, come rileva Scichilone, scriveva da privato cittadino.
Ma qual è il contenuto di questo atto rogato, redatto in lingua latina e controfirmato, in qualità di testimoni, da Don Rocco Giovanni Margani e Don Salvatore Ficicchia? Era fondamentalmente un’obbligazione che il Cantello si impegnava a sostenere nei confronti della Chiesa di San Rocco, in modo particolare l’impegno a sostenere personalmente le spese per la celebrazione annuale dell’11 gennaio quando si ringraziava il Signore, in modo solenne e pubblico e in molti paesi del versante sud-est della Sicilia, la val di Noto, per lo scampato pericolo dopo il devastante terremoto del 1693. I buteresi hanno sempre attribuito a San Rocco l’intercessione celeste per lo scampato pericolo e, come esplicitato nel medesimo atto rogato, gli stessi vollero custodire la memoria di tale beneficio con l’impegno a “celebrare solennemente a spese pubbliche l’11 gennaio di ogni anno fino al 1793, cioè per la durata di un secolo”. Quando il Cantello depone la sua rogazione, siamo nel 1799 e dunque questo voto si era estinto da sei anni in quanto “le norme ecclesiastiche fissano in cento anni la durata massima di ogni voto”.
Ma il Cantello, volendo che si conservasse la memoria di quanto accaduto nel 1693, si impegna con obbligazione verso il “cappellano” della Chiesa di San Rocco, in quel momento don Rocco Recca a “fare celebrare a sue spese in detta Chiesa il giorno 11 gennaio di ogni anno, una messa votiva di ringraziamento con esposizione del SS. Sacramento e con l’apertura della nicchia dentro la quale è conservata la statua di San Rocco, e tutto ciò con quella decorosa magnificenza, candele ed altro, così come fino ad allora si era fatto”.
Infine l’atto rogato riporta la durata di questo impegno ossia per tutta la durata della vita dello stesso Cantello. Con la sua morte tale obbligazione poteva considerarsi estinta. Siamo grati, e penso lo sia ancora di più la comunità ecclesiale di Butera, al dott. Scichilone per la saggezza archivistica nell’aver riesumato dalle carte del passato questa espressione della devozione buterese che, come oggi possono testimoniare quanti visitano Butera l’11 gennaio o il 16 agosto, continua profonda perché San Rocco interceda per noi e noi impariamo da lui l’amore per le virtù cristiane.



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