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Spigolature storiche

Monsignor Mario Sturzo (1861-1941) fu il settimo vescovo di Piazza Armerina. Il suo fu un episcopato lungo (1903-1941), tale da garantire stabilità di governo e di magistero e da imprimere alla diocesi un timbro pastorale ben definitivo. Un arco cronologico segnato da cambiamenti epocali, tipici del “secolo breve” come è stato ribattezzato il Novecento, nel quale si sono susseguiti eventi tanto grandi da far credere ad un acceleramento della storia rispetto al suo (apparentemente) lento fluire. Le fonti e gli studi su monsignor Sturzo sono molteplici, uomo di profonda spiritualità, di disciplina ecclesiastica, di vastissima cultura e scrittore prolifico. Quest’oggi vogliamo prendere in considerazione quello che lui scriveva nel febbraio 1913 alla Sacra Congregazione Concistoriale, quella che oggi è la Congregazione per i Vescovi, il dicastero della Curia Romana che coadiuva il Papa nella nomina dei Vescovi e presiede alla “vigilanza” sull’operato dei vescovi diocesani. È questa Congregazione a ricevere, da antica tradizione, una relazione che i vescovi stilano sulla situazione delle rispettive diocesi, ogni cinque anni, in occasione della visita ad Limina Apostolorum cioè l’incontro che i vescovi hanno con il Papa in occasione del pellegrinaggio alle tombe degli Apostoli a Roma. Le relazione, che vengono stese a partire da uno schema indicato dall’Autorità pontificia, offrono una “istantanea” della diocesi, descritta vivis oculis Episcopi. Rileggendo un poderoso articolo pubblicato sulla rivista Archivio Storico per la Sicilia orientale, nel 1987, da Monsignor Sergio Pagano, oggi Prefetto dell’Archivio Apostolico Vaticano e dal Professore Giovanni Castaldo, dove vengono studiate alcune preziose relazione quinquennali dei vescovi di Piazza contenute nell’Archivio apostolico Vaticano, “rintracciamo” monsignor Sturzo che con soddisfazione annotava i “progressi” della Diocesi dopo i primi dieci anni di ministero. In modo particolare che il Seminario volgeva a poco a poco sempre in meglio e sotto la guida della Congregazione della Missione, che erano sorte diverse associazioni cattoliche fiorenti ed attive, anche grazie alla partecipazione maschile, che erano state fondate nuove case religiose femminili e quattro nuove parrocchie. In quella relazione monsignor Sturzo segnalava a Roma che la denominazione della Diocesi non poteva essere ridotta solamente a “Piazza” ma che bisognasse scrivere “Piazza Armerina”. Curiosando tra i molteplici dati offerti dalla descrizione, scopriamo che i sacerdoti erano in totale 270 di cui circa 30 per ragioni di studio o di ufficio fuori dal territorio diocesano e i seminaristi 50, mentre le parrocchie erano 25 (oggi 75). Ma, al di là dei numeri, che sono importantissimi per fare storia, il Vescovo racconta a Papa Pio X dell’ordine delle funzione sacre e dei registri, di un popolo assiduo e devoto nella pratica religiosa, dell’assenza dell’eresia modernista in diocesi dove è comunque presente un consiglio di vigilanza e un ufficio di censura. Vedremo in seguito quali altri dati ci verranno offerti dalle relazioni delle Visite ad Limina



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