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La rubrica

Cambiamento d’Epoca

La celeberrima affermazione di Papa Francesco a proposito della storia recente dell’Occidente, secondo cui ci troviamo di fronte a un cambiamento d’epoca (cfr. Discorso di papa Francesco alla curia romana per gli auguri di natale, 21 dicembre 2019), descrive la questione finora affrontata, cioè del grande mutamento delle generazioni adulte.

Tale trasformazione è un dato incontrovertibile che è sempre importante avere presente nell’azione pastorale, specialmente quando si intende ravvivarne lo spirito missionario. Quel che è accaduto e che continua ad accadere, grazie agli sviluppi della tecnica, della ricerca scientifica specialmente nel campo medico e farmaceutico, all’invenzione di numerosi dispositivi elettronici, alla rovinosa caduta delle barriere ideologiche, alla radicale trasformazione democratica della convivenza civile, e infine grazie all’avvento della rete internet, le condizioni elementari dell’esistenza degli adulti sono cambiate.

All’orizzonte dell’immaginario delle nuove generazioni non si trova più il desiderio di diventare ed essere adulto, ma la ferma e decisa volontà di restare giovane per sempre. A tal proposito, per dare un dato molto concreto della trasformazione culturale che punta sulla longevità, Marcel Gauchet scrive: “In un secolo dal 1900 al 2000, gli abitanti dell’Occidente sviluppato hanno guadagnato come una trentina d’anni di speranza di vita alla nascita. […].

Trent’anni, ossia il tempo comunemente stimato di una generazione: ecco, grosso modo, quello che abbiamo guadagnato nelle nostre esistenze individuali rispetto agli antenati del XIX secolo” (M. Gauchet, Il figlio del desiderio, Vita e Pensiero, 25). Oggi si hanno a disposizione più anni di vita da dedicare a ciò che in altri momenti della vita non era stato possibile, cioè l’uomo ha compiuto un salto qualitativo nel suo stare al mondo.

La longevità non offre al soggetto contemporaneo solo più vita, ma radicalmente più vite: più opzioni, più punti di ripartenza. Si vive di più, dunque, in tutti i sensi: con più anni, ma soprattutto con più destini aperti, imprevedibili e in larga misura percorribili. La vita dunque non trova più la sua dimensione di completezza nel divenire adulto, mediante scelte irreversibili e definitive, familiari e lavorative, ma nelle possibilità sempre aperte di sperimentare vite nuove.

L’azione pastorale delle comunità ecclesiali non può non tener conto di questa visione contemporanea, soprattutto nella proposta di itinerari catechistici, in quanto rischia di rendere incomunicabile l’annuncio del Vangelo che rimane una possibilità percorribile per la realizzazione di una esistenza bella e buona.



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