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ENNA - COZZO VUTURO Il pericolo di una discarica realizzata sugli errori. Nessuno vuole capirlo. Parla il geologo FRancesco Paolo Patrinicola

L’inquinamento durerà secoli

La vicenda della discarica di Cozzo Vuturo è una questione che negli anni ha visto protagonisti cittadini, associazioni, comitati, amministratori locali e consiglieri comunali di Enna e Calascibetta, uniti per la chiusura del sito a causa dei miasmi e per l’impatto ambientale che ne consegue. Una preoccupazione confermata, tra l’altro, anche per il fatto che abitare in prossimità di tale sito può causare un alto rischio di tumori e quant’altro. Insomma, è una storia di rimpalli fatta di annunci, chiusure, riaperture, ampliamenti ed emergenze che hanno reso la vicenda decisamente farsesca. Per capire meglio come si è evoluta in questi decenni la vicenda della discarica di Cozzo Vuturo, abbiamo intervistato il geologo Francesco Paolo Patrinicola, esponente del Comitato “No Discarica”, al quale abbiamo chiesto:
Dottor Patrinicola, intanto quando fu realizzata la discarica? “La discarica fu realizzata alla fine degli anni 70 in un momento di emergenza rifiuti della città di Enna. Senza fare adeguati studi di idoneità ambientali del sito, il Comune scelse un vallone naturale, in zona Cozzo Vuturo, per abbancare temporaneamente i suoi rifiuti. Fu un errore perché le discariche non si fanno in valloni naturali, ma in luoghi pianeggianti, impermeabili e lontani dai corsi d’acqua. I valloni della discarica oggi sono 2 e sono entrambi tributari idrici del torrente Matrona e del fiume Dittaino, quindi anche di percolati che sistematicamente si riversano a valle ogni qual volta che un temporale si abbatte su Cozzo Vuturo. Non solo. Nonostante la presenza di quella discarica nel bacino idrogeologico che fa capo al Bivio Misericordia, a valle, alla distanza di 1900 metri, la Regione Siciliana nel 1978 costruì la traversa Girgia per alimentare la diga Nicoletti. Nel 1990 la traversa fu dismessa perché alla Regione qualcuno si accorse che riceveva i percolati della discarica di Cozzo Vuturo. Subito dopo un’altra traversa fu costruita sul Torrente Crisa, sempre per alimentare la diga Nicoletti, non fu nemmeno collaudata perché qualche altra persona si accorse che essa riceveva i fanghi del depuratore di Leonforte”.
Insomma, da quello che sta dicendo è una discarica realizzata sugli errori. “Di errori ne sono stati fatti diversi, ne elenco alcuni. Nonostante fossero di dominio pubblico queste gravi situazioni, nel 2008-2009, mentre tutti i comuni approfittarono dello stanziamento di tanti soldi per bonificare le loro discariche, il Comune di Enna, invece, decise di stabilire definitivamente la sua discarica e dell’intera provincia a Cozzo Vuturo. La Regione Siciliana diede l’approvazione giustificando il sito con il fatto che la zona era già degradata”.
Ma i percolati non vengono trasportati in appositi impianti per essere depurati? “In passato i percolati, invece di essere trasportati a Gioia Tauro per essere depurati, più volte è successo che sono stati riversati direttamente a valle in grande quantità. Esistono fotografie che riprendono il torrente Matrona ed il fiume Dittaino di colore nero, per la presenza di percolati, anche a una distanza di 10-15 km dalla discarica. Un anno fa è stato constatato, fino all’altezza della Stazione di Pirato, che il torrente Matrona ed il fiume Dittaino sono privi di forme di vita acquatica a livello macroscopico. Ciò è dovuto al fatto che le loro acque sono inquinate dai veleni della discarica, come lo sono anche quelle delle falde acquifere di fondovalle da essi alimentate”.
Quali altri errori?
“La discarica di Cozzo Vuturo è stata impiantata in una zona a Calanchi, cioè in una zona ad alto rischio idrogeologico. La carta PAI (Piano Assetto Idrogeologico) mette in evidenza questa gravissima situazione. A parte le singole frane ed i singoli smottamenti che ogni anno sono avvenuti e continuano a manifestarsi in diversi punti attorno alla discarica, a meno di un anno dalla sua costruzione una frana di grandi proporzioni ha interessato l’intero impianto antincendio annesso al TMB (Trattamento meccanico biologico dei rifiuti). In questo periodo si stanno espletando (con costi elevati) i lavori di consolidamento fondale dello stesso impianto, dei muri di sostegno, delle tettoie, dei serbatoi, dei muri di recinzione, della strada di accesso. Dalla parte opposta un’altra frana, a circa 20 metri di distanza, con la sua cicatrice, sta interessando anche l’entrata al TMB ed i prefabbricati annessi al bilico ed alla centrale controlli”.
Quanto dista la discarica dai due centri abitati?
“La discarica e l’impianto TMB sono ubicati in un territorio di raggio 5 km, in cui entrano per intero Enna (distanza 3500 metri) e Calascibetta (distanza 2500 metri). Uno studio epidemiologico, fatto dalla Regione Lazio (ERSALAZIO.it) dal 1998 al 2014, su una popolazione di 246 mila persone, ha messo in evidenza che, chi vive in un raggio di 5 km da discariche pubbliche ed impianti di trattamento RSU-TMB, è a rischio salute per cancro ai polmoni, soprattutto nei bambini da 0 a 14 anni. Le cause sono dovute alle sostanze irritanti e veleni che si disperdono nell’aria dalle discariche e dai TMB. Io personalmente, quando passo dalle vicinanze del TMB e respiro l’aria puzzolente che proviene da esso, dopo 10-15 secondi avverto un principio di disorientamento mentale, voltastomaco, perdita di coscienza. La stessa cosa succede quando in discarica si scarica il digestato proveniente dal TMB”.
Secondo quanto sta asserendo, allora la discarica di Cozzo Vuturo è un pericolo serio? “Sì. Nessuno vuole capire, né il Comune di Enna, né la Regione siciliana che tutti i rifiuti e tutti i veleni, già presenti in discarica e che saranno portati in futuro, a breve, medio e lungo termine, per una legge inesorabile di Geografia Fisica saranno dispersi nel fiume Dittaino e nelle sue falde acquifere di fondovalle dalle azioni geodinamiche degli agenti esogeni, in particolare dalle acque di ruscellamento superficiale. L’inquinamento, a danno della salute della gente e della biodiversità, durerà secoli con conseguenze anche molto gravi. Allo stato attuale aziende agricole e zootecniche, nonché coltivatori di ortaggi, agrumi e frutta, sparsi lungo il fiume Dittaino, utilizzano le acque delle falde alimentate dallo stesso fiume per irrigare terreni, abbeverare animali e, qualcuno anche per gli usi domestici. Dette acque sono inquinate perché sono direttamente alimentate dal fiume, dove arrivano i percolati della discarica. Gli uomini della scienza della Regione siciliana, per non ammettere che hanno fatto un errore grossolano nel dichiarare idoneo per la discarica il sito costituito dai due valloni naturali, non solo continuano ad insistere sullo stesso errore, ma addirittura hanno favorito e permesso l’ampliamento della vasca B2 e, come se non bastasse, hanno anche permesso la costruzione dell’impianto TMB al servizio di tutti i comuni della provincia di Enna e di tanti altri capoluoghi della Sicilia”.



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