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Pubblicate le Opere del Padre Spirituale del Papa

L’origine delle idee di Francesco nel libro del “Maestro Fiorito”

Sono stati pubblicati gli scritti (Escritos) del padre spirituale di Papa Francesco, il gesuita p. Miguel Ángel Fiorito (1916-2005). Si tratta di un’Opera molto ampia, in cinque volumi, che per la prima volta viene alla luce a cura del gesuita José Luis Narvaja per i tipi de La Civiltà Cattolica. I testi, nella lingua originale portoghese, sono raccolti e organizzati secondo il loro ordine cronologico tra il 1952 e il 1991. Essi percorrono un itinerario che include il rettorato presso l’Università del Salvador a Buenos Aires, l’insegnamento come decano e professore nella Facoltà di Filosofia del «Collegio Massimo» a San Miguel, e il suo ruolo di padre spirituale e formatore dei gesuiti argentini.

Leggendo le pagine del “Maestro Fiorito”, come lo chiama da sempre il Papa, potremo scoprire l’origine di molte delle idee di Papa Francesco, e anche il modo in cui si sono sviluppate originariamente. Questo ci permette di riflettere brevemente sull’importanza dell’accompagnamento spirituale nella vita delle persone o dei seminaristi –  nel mio caso – che accompagniamo. Il vero accompagnamento spirituale lascia nell’anima dei “compagni di cammino” un segno indelebile che è dato dalla ricezione personale della Parola del Signore. Forse anche involontariamente, si trasmettono sensibilità, visioni, percezioni “personali” che fanno da base per la direzione spirituale, lasciando nel “proprio figlio spirituale” quei  tratti che lo fanno assomigliare al proprio padre. Come in ogni relazione, tuttavia, anche nel padre accade un cambiamento: diventa tale sono quando genera il proprio figlio e, per certi versi, è generato a sua volta nel suo ruolo relazionale paterno. Si diventa padri solo quando ti nasce un figlio! Papa Francesco nella prefazione all’Opera del suo Maestro ne tratteggia alcuni tratti che possiamo così riassumere e che possono esserci utile per un riflessione sulla direzione spirituale:

Il padre spirituale non è il proprietario delle coscienze

Il Papa racconta cosi la sua esperienza: “quando gli raccontavi le tue cose, lui «si teneva fuori». Ti rispecchiava quanto ti accadeva e poi ti dava libertà, senza esortare e senza dare giudizi. Ti rispettava. Credeva nella libertà. Quando dico che «si teneva fuori» non intendo che non si interessasse o che non si commuovesse per le tue cose, ma che ne restava fuori, in primo luogo, per riuscire ad ascoltare bene. Fiorito era maestro del dialogo in primo luogo con l’ascolto. Tenersi fuori dal problema era il suo modo di dare spazio all’ascolto, affinché si potesse dire tutto ciò che si aveva dentro, senza interruzioni, senza domande… Ti lasciava parlare. E non guardava l’orologio”. Imparare l’arte dell’ascolto, dando tempo solo alla persona che si ha dinanzi, sospendere ogni attività per ascoltare. Chi si sente ascoltato e capito in profondità, si aprirà quasi certamente alla relazione con il padre spirituale e questo lo aiuterà nell’apertura relazionale con l’azione della grazia. La relazione di paternità fa uscire fuori dall’amore smoderato per sé e per il proprio punto di vista; permette di “imitare” la relazione del Figlio del Padre che “impara” l’obbedienza. E’ chiara la formazione gesuitica in ciò che scrive Papa Francesco, così come il riferimento alla dinamica della direzione spirituale di San Ignazio di Loyola, ma credo sia “utile” anche per noi diocesani. 

Il padre spirituale è modello da seguire

La crisi vocazionale è conseguenza della crisi di paternità! Se un ragazzo si avvicina ad un prete e quest’ultimo lo confessa mentre continua a smanettare al PC o, peggio ancora, gli dice che non crede neanche lui alla confessione sacramentale, molto difficilmente potrà nascere nel ragazzo il desiderio di “imitarlo”, nel voler essere “prete come lui”. Papa Francesco parlando del suo padre spirituale dice che “il vero maestro è anche modello di vita e tutti noi, volevamo essere un po’ come lui”.

Il padre spirituale non dà nessun giudizio

Scrive Papa Francesco: “in questo tentativo di presentare la figura del mio padre spirituale, devo evidenziarne un’altra caratteristica: non dava giudizi. Soltanto di rado. Con me, che io ricordi, lo ha fatto due volte. E il modo mi è rimasto inciso. Ecco come dava il giudizio. Ti diceva: «Guardi che quanto lei dice è uguale a quello che dice la Bibbia, a questa tentazione che c’è nella Bibbia». E poi lasciava che tu pregassi e traessi le conseguenze”. E’ difficile ascoltare senza dare giudizi, latentazione di sentirsi maestri e di avere la risposta giusta in tasca è sempre dietro l’angolo, ma occorre vigilare per allontanarla. L’altro resta sempre terra santa ove entrare in punta di piedi. Il compito del padre spirituale è quello di riconsegnare la storia ascoltata inerendola nella grande Storia della salvezza. Dare criteri biblici di valutazione e aspettare che sia l’altro, con i suoi tempi, ad arrivare alla conclusione e al “cambiamento”. 

Il vero maestro in senso evangelico è contento che i suoi discepoli diventino anche loro dei maestri, e a sua volta conserva sempre la sua condizione di discepolo”. Questa la conclusione di Papa Francesco, questo il nostro compito: restare figli per essere padri!

*Rettore del seminario vescovile di Piazza Armerina



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