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Elezioni, quale dato emerge?

Le elezioni amministrative in Sicilia hanno emesso i loro verdetti. A giudicare dai commenti dei giornali sembra che, come era prevedibile guardando le piazze gremite ai comizi di Salvini, la Lega sia sbarcata in Sicilia, un po’ come il precedente sbarco di Grillo sullo Stretto di Messina. In ballottaggio a Gela e Mazara, anche se non ha “sfondato” secondo gli annunci del Capo, si tratta comunque di un passaggio “simbolico” di cui occorrerà vedere gli sviluppi futuri. 
Solo 34 i Comuni dove si è votato perciò il test non può essere considerato significativo. In calo, rispetto alle elezioni politiche, il partito dell’alleato di governo, quei 5Stelle che vanno al ballottaggio a Caltanissetta e Castelvetrano, avendo però perduto Bagheria e la stessa Gela.
In realtà il dato più chiaro riguarda i 5stelle che ovunque hanno corso da soli, coerentemente con la loro scelta di non fare alleanze. In tutti i comuni a fare la parte del leone sono state le liste civiche di cui non sempre è chiaro capire l’orientamento. 
Mi sembra invero che non emerga una facile lettura del voto. A giudicare dai soggetti in competizione c’è un continuo rimescolamento degli stessi nomi che cambiano facilmente casacca. L’unico scopo sembra quello di arrivare al potere per avere poi le mani libere e saltare sul carro del vincitore alla faccia di qualsiasi orientamento politico o programmatico. Questo disorienta gli elettori che si sentono sempre meno motivati dal partecipare col voto alla competizione. In calo infatti la percentuale dei votanti: quasi uno su due ha preferito non recarsi alle urne.
Il dato mostra non solo la continua disaffezione nei confronti della cosa pubblica, ma anche una certa rassegnazione e sfiducia verso l’istituzione locale ritenuta ormai svuotata di reale potere. La qualità della vita che si registra nei nostri comuni infatti permane da molti anni in fondo alla classifica italiana e gli amministratori, soffocati dalla burocrazia, a stento riescono a gestire la macchina comunale occupandosi con una certa difficoltà del mantenimento dello status quo. Figurarsi la progettazione di un futuro migliore! A ciò si aggiunga la consuetudine della delega che noi siciliani siamo soliti dare ai nostri amministratori senza che poi ci sia una qualsiasi partecipazione o collaborazione da parte dei cittadini verso i loro rappresentanti, lasciati soli in compiti a volte molto complessi e sotto lo sguardo ipercritico di tutti. È la realtà alla quale assistiamo ormai da anni che è demotivante a tutti i livelli. 
Anche la partecipazione giovanile è in continuo declino. Forse è giunto il momento che anche i laici cattolici, che in un remoto passato hanno dato ottimi apporti alla politica, tornino ad uscire dal ripiegamento su sé stessi e, accogliendo i continui appelli del Magistero, si coinvolgano nell’agone vivendo la politica come “alta forma di carità”.



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