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Educazione dei giovani e inclusione sociale

Sono queste le sfide che attendono tutte le centrali educative, nessuno escluso! Da più parti emerge la necessità di costituire un’alleanza tra: famiglia, scuola, centri educativi, parrocchie, associazioni, movimenti, istituzioni locali e dello Stato, per rimettere al centro una cultura dell’educazione. L’obiettivo da parte di tutti dovrebbe essere sempre più quello di trasmettere ideali alti, gli stessi che hanno ispirato le grandi personalità religiose e civili del nostro tempo. In questo tempo d’estate le riflessioni da fare sotto l’ombrellone sono tante; la politica passa in secondo piano, forse perché si è raggiunto un livello di saturazione o probabilmente perché molte fasce della popolazione, cosiddette vulnerabili, come i giovani disoccupati, continuano a non trovare risposte. Rispetto a questi scenari in ogni centrale educativa tutte le esperienze di pieno coinvolgimento delle fasce giovani, che siano di volontariato o formative in genere rappresentano valore aggiunto. In questo progetto non possono essere esclusi i privati e in particolare gli imprenditori chiamati a favorire l’impiego, anche attraverso lo strumento del tirocinio, e la qualificazione dei giovani, con la piena consapevolezza che investire sui giovani significa partecipare a quel processo di innalzamento del livello di sviluppo della società, con un inevitabile ritorno per tutti. Ecco perché gli economisti auspicano di stringere sempre più i tempi necessari al passaggio tra studio, lavoro e famiglia. Riguardo quest’ultima la responsabilità della chiesa e della famiglia d’origine è prioritaria fornendo un vero e proprio accompagnamento alle giovani coppie che decidono di sposarsi. Lo stato quindi faccia la propria parte adottando provvedimenti e sostegni stabili che favoriscano le giovani coppie a procreare e desiderare ancor di avere figli.



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