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La Caritas al carcere di Piazza Armerina ha portatto avanti il laboratorio

Detenuti attori grazie alla Caritas

Si è conclusa, dopo otto mesi di intensa attività da parte della Caritas, grazie alla piena disponibilità del direttore, degli educatori e di tutta la Polizia penitenziaria della Casa Circondariale di Piazza Armerina, la prima parte del laboratorio teatrale riservato ai detenuti del carcere Piazzese. Un laboratorio denominato “Teatro Allegria”, al quale hanno partecipato una quindicina di detenuti è stato tenuto dagli operatori Caritas Stefania Libro e Filippo Marino con la collaborazione di Ciccio Germanà, Piera Zuccarello e Massimo Parlascino La Monica, che è stato, per gli aspiranti attori, un momento formativo, educativo, culturale e di crescita umana.
Per i detenuti far parte di una mini compagnia teatrale ha significato impegno, disciplina, cura di se, aspetti relazionali e riscatto personale.
Durante i diversi mesi i volontari Caritas hanno affrontato diverse difficoltà, una fra tutte l’uscita degli ‘allievi’ dalla casa circondariale o perché erano a fine pena oppure perché andavano verso una pena alternativa.
Sicuramente tanta gioia per l’uscita di un fratello, ma contemporaneamente è emerso subito la necessità di strutturare uno spettacolo tenendo conto della condizione del detenuto.La messa in scena ha visto all’opera sette allievi, i quali si sono impegnati con gioia ed entusiasmo, ma soprattutto con tanto cuore. Lo spettacolo dal titolo: “Ti invito al viaggio…Amunì”, rappresenta la metafora della vita attraverso il viaggio. Simbolo del viaggio è la valigia, piena di speranza e di progetti, di amore e di fraternità. Lo spettacolo ha alternato momenti di profonda riflessione, a tratti commovente, con momenti di maggiore ilarità, un saliscendi che  gli allievi hanno saputo magistralmente interpretare. Una dinamicità che non ha annoiato lo spettatore che è rimasto quasi sorpreso per l’intensità dell’interpretazione e la profondità dei messaggi. Un viaggio, che dall’iniziale caduta, va verso una libertà partecipata, una libertà fortemente desiderata, che passa attraverso l’incontro con l’Altro, attraverso la speranza di una vita diversa, attraverso il sostegno della famiglia ed infine attraverso la musica.Il viaggio della vita richiede pianificazione, maturità, compagni giusti, mete raggiungibili ed anche un bagaglio adeguato che come ha detto il vescovo mons. Gisana  deve essere “pieno ma leggero”.
Alla fine dello spettacolo il Vescovo ha consegnato ad ogni attore un pensiero per un futuro migliore vissuto in piena libertà.



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