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Dare radici ai giovani

Dare radici ai giovani

Recentemente mi hanno colpito le parole di papa Francesco ai preti di Roma, riprendendo un passo di Gioele, capitolo 3, versetto 1: “I vecchi sogneranno e i giovani profetizzeranno”. Il commento che ha scritto don Antonio Rizzolo su famiglia Cristiana è: “È il tempo di questa gioia nel rapporto con i gio-vani. E questo è uno dei problemi più seri che noi abbiamo adesso. Ancora siamo in tempo, perché si tratta di dare radici ai giovani. È curioso: i giovani si capiscono meglio con i vecchi che con i genitori, perché c’è nei giovani una inconscia ricerca di identità, di radici e gli anziani la danno, i nonni. Ma questo della generosità, del “buon vino” li aiuta tanto; e il dialogo con i nipotini, con i giovani. E ancora dice: Il problema è che spesso i giovani non oi ascolta veramente nessuno e si sentono terribilmente soli, chiudendosi nel loro mondo. Da questo punto di vista l’idea del Papa, in vista del Sinodo dei vescovi, di mettersi in ascolto delle nuove generazioni mi sembra quella più adeguata. Spesso i genitori non si mettono davvero in dialogo con i figli e cercano di rimediare con l’iperprotezionismo o con l’eccessivo permissivismo. D’altra parte, il dialogo tra generazioni è sempre stato difficile, pure nei tempi passati”. Eccessiva protezione e permissivismo sono due eccessi tipici dei genitori di oggi; si assiste ad un vero e proprio scolamento a causa anche della crisi economica che spinge entrambi a lavorare pur di arrivare a fine mese. Le conseguenze inevitabili è che molti padri e molte madri perdono di vista i loro figli pensando sempre che tutto vada bene e magari non facendo loro mancare i soldi da spendere in inutili banalità. La consulente familiare Marilena Cremaschini scrive sul suo blog: “I genitori permissivi, o con un termine più moderno definiti democratico – permissivi, hanno dato vita ad un ruolo genitoriale diverso da quello assunto dalle generazioni precedenti, meno rigido ed imperioso, più tollerante, più lassista, con l’inclinazione a considerare l’educazione come un’esperienza che il figlio, bambino o adolescente deve fare da sé, concedendo loro ampio potere e spazio di decisione. La convivenza coi figli è più impostata sul dialogo, sulla gestione del ruolo da un punto di vista puramente amicale e senza creare conflitti, le decisioni sono prese da tutti i membri assumendo un pari grado e valore, ognuno è responsabile per se stesso. Ma così non va e nemmeno si forma l’educazione e la maturità necessaria di un figlio”. L’esperta ritiene che i figli devono avere come riferimento dei genitori, comprensivi ma anche rigidi quando serve, perché i piccoli devono imparare le regole anche se non le condividono. I genitori devono rappresentare l’autorità da seguire, se non si segue questo percorso non si instaura nessun tipo di educazione lasciando al figlio ogni responsabilità.

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