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Il Curato d'Ars e fr. Cristoforo immagini ideali di prete che mi hanno affascinato

Luigi il 7 aprile sarà Diacono

Il prossimo 7 aprile, sabato nella vigilia della domenica in Albis e festa della Divina Misericordia, nella Cattedrale di Piazza Armerina, il vescovo mons. Rosario Gisana ordinerà diacono il semiinarista Luigi Bocchieri di Gela. Un evento di grazia per la chiesa Diocesana in quest’anno bicentenario dell’erezione a Diocesi. Un nuovo diacono avviato al sacerdozio. Infatti lo scorso mese di dicembre era stato ordinato diacono Daniele Centorbi che insime a Luigi hanno compiuto insieme tutto l’itinerario di formazione teologica nel Seminario di Piazza Armerina. Luigi, è originario di Gela dove è nato 28 anni fa. Proviene dalla parrocchia Sacro Cuore di Gesù dove ha ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana. Dopo aver conseguito il diploma presso l’Istituto Tecnico Industriale di Gela è entrato nel Seminario diocesano ed ha computo gli studi teologici presso la Pontificia Facoltà Teologica di Sicilia “San Giovanni Evangelista” di Palermo. Dopo il conseguimento del baccellierato in Sacra Teologia è stato inviato a Roma per il proseguimento degli studi presso la Pontificia Università Gregoriana per la specializzazione in Teologia fondamentale e per completare la sua formazione presso l’Almo Collegio Capranica. A Luigi abbiamo rivolto alcune domande per il nostro Settimanale.

Quali sono i tuoi sentimenti alla vigilia dell’ordinazione diaconale?

Non è facile descrivere i sentimenti che porto nel cuore alla vigilia della mia ordinazione diaconale; certamente ciò che prevale è la gioia per il concretizzarsi ormai prossimo di una meta perseguita per diversi anni e che nell’ordinazione diaconale inizia a prendere forma. Accanto alla gioia c’è  anche una sana inquietudine per l’importanza che questo passo rappresenta nella mia vita.

 Ci  racconti il tuo cammino personale ed il percorso ecclesiale alla scoperta della tua vocazione, gli anni della formazione in  seminario quanto e come ti hanno cambiato?

La mia storia vocazionale ha avuto inizio diversi anni fa, quando ancora quindicenne  coinvolto da alcuni amici iniziai a frequentare la chiesa di Sant’Agostino, allora retta dai padri agostiniani. Fu proprio in quegli anni che iniziai a sentire il desiderio di seguire il Signore, e dopo un discernimento compiuto insieme al mio padre spirituale decisi di entrare nel seminario diocesano, dove fui ammesso nel settembre del 2010. Gli anni del seminario sono stati anni di grazia dove ho imparato a seguire il Signore più da vicino e ad approfondire il mio rapporto con lui nell’adorazione eucaristica e nella lectio divina. Di grande aiuto in questi anni è stata l’esperienza nella mia comunità parrocchiale Sacro Cuore di Gesù in Gela, dove grazie all’aiuto del mio parroco don Angelo d’Amico ho avuto modo di maturare e crescere nell’amicizia con Dio e con i fratelli. Alla fine del quinquennio teologico svolto nella Facoltà Teologica di Palermo, ho continuato i miei studi a Roma presso la Pontificia Università Gregoriana seguendo il corso di licenza in Teologia fondamentale, e ho avuto modo di approfondire e continuare il mio percorso verso il presbiterato presso la comunità dell’Almo Collegio Capranica dove sono stato ammesso il 29 giugno 2016. Facendo un bilancio di questi anni penso di essere cresciuto spiritualmente, nella consapevolezza che il cammino di fede è un percorso sempre aperto e mai definitivamente concluso.

Quali devono essere secondo te le virtù fondamentali per poter essere un buon diacono e un buon prete?

Penso che un sacerdote per essere  un buon prete deve anzitutto tenere vivo ed alimentare il suo rapporto con Dio mediante la preghiera e lo studio. Molto importante inoltre è che il sacerdote sia uomo della “gioia” quella gioia che scaturisce dall’incontro autentico con Cristo, senza la quale non si può essere  dei  buoni annunciatori del vangelo.

Qual’ è  l’ideale di Chiesa alla quale pensi di dover lavorare in collaborazione con gli altri confratelli e con i laici?

Il mio è un ideale di Chiesa che sia al servizio del popolo, una Chiesa che come ci ricorda Papa Francesco, non abbia paura di sporcarsi le mani, ma viva e si faccia carico delle sofferenze degli uomini del proprio tempo, cercando di portare il Vangelo a coloro che si sono allontanati dalla fede, i quali sentono spesso nel loro cuore il desiderio di Dio pur non riuscendo a chiamarlo per nome. Una chiesa gioiosa che non si lasci abitare dalla tristezza e dal grigio pragmatismo di una vita quotidiana che trasforma i cristiani in pezzi da museo, ma che senta sempre viva nel cuore la gioia dell’evangelizzazione.

C’è un immagine ideale di prete a cui vuoi ispirarti e perché?

Una   delle   immagini   di   sacerdote   che   porto   da   sempre   nel   cuore   è   quella   del   santo   curato d’Ars, in   particolare   mi   ha   sempre   colpito   la   sua     dedizione   per   il confessionale   e   la profonda   unione   con   Dio   per   mezzo   della   preghiera.   Un’altra   immagine   che   molto simpaticamente   mi   accompagna   è   quella   di   fra   Cristoforo, il   personaggio   che   Manzoni   ci presenta nei Promessi Sposi. Ciò che mi ha sempre colpito di fra Cristoforo è la capacita di compatire   e   farsi   carico   dei   problemi   degli   ultimi   e   degli   indifesi, cercando   di   aiutare   il prossimo     partendo   da   Dio   e   mai   confidando   solo   nelle   proprie   forze.   Penso   che   questi sentimenti di fiducia incondizionata nei confronti del Signore siano essenziali per un uomo di Dio.



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